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Il fumettista da 200mila copie vendute che ha un armadillo per coscienza è in gara per l’ultima edizione del prestigioso premio letterario

All’anagrafe Michele Rech, classe ’83, Zerocalcare è il fumettista più letto del momento e la voce di una generazione nonostante questa definizione gli stia piuttosto stretta.

Cresciuto a Rebibbia e profondamente innamorato del suo quartiere, che dice non lascerà mai, Zero inizia a disegnare per gioco a 16 anni e non smette più: il disegno si fa racconto e nel 2001 nasce “A.F.A.B.”, “una storia umiliantemente vera” ambientata a Genova durante il G8. Dopo la collaborazione con diverse riviste come illustratore, nel 2011 pubblica il suo primo libro a fumetti “La profezia dell’armadillo” e, due anni dopo, “Un polpo alla gola”. Ottenuto un enorme successo, vanno alle stampe anche “Ogni maledetto lunedì su due”, raccolta delle strip pubblicate bisettimanalmente sul suo blog (www.zerocalcare.it – che vale davvero la pena di una visita) e “Dodici”, una storia di zombie ambientata a Rebibbia.
Insomma, Zerocalcare oggi è famoso, e la cosa sembra ancora sorprenderlo parecchio – come l’ha sorpreso essere stato scelto da Internazionale come inviato in Siria, esperienza dalla quale è nata la tragica meraviglia che è “Kobane Calling”. È famoso nonostante sia di poche parole, si autodefinisca un po’ sfigatello e il contatto con il pubblico gli metta addosso parecchia ansia. Zerocalcare è famoso perché parlando di sé parla della vita di tutti e “Dimentica il mio nome” ne è la dimostrazione.

Scelto da Daria Bignardi e Igiaba Scego per concorrere al Premio Strega – prima di lui solo il suo idolo Gipi, l’anno passato, ha partecipato con un fumetto – l’ultimo lavoro di Zero è la storia malinconica della sua famiglia, “un pezzo dell’anima mia”.

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