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La “nuova Grecia” e la politica estera. La Grecia di Tsipras guarda verso la Russia.

La netta vittoria del partito di sinistra radicale Syriza alle elezioni greche dello scorso 25 gennaio ha destato molte preoccupazioni sul fronte economico-finanziario internazionale: il leader Alexis Tsipras, divenuto ora premier, aveva annunciato già in campagna elettorale di non voler rispettare il programma di austerity imposto da UE, BCE e Fondo Monetario Internazionale per il risanamento dei conti greci; di conseguenza la fiducia dei creditori nella sostenibilità del debito pubblico greco sta crollando e si avvicina lo spettro di una nuova crisi sui mercati finanziari.

Ma le turbolenze economiche non sono l’unico grattacapo causato dal governo di Atene, anzi: la questione centrale è la politica estera della “nuova Grecia” e più specificamente la sua collocazione rispetto all’Europa e alla Russia. La Grecia è storicamente parte integrante del cosiddetto Occidente dal punto di vista politico (membro della CEE, poi diventata UE, dal 1981), economico (ha adottato l’euro nel 2002 ed è nell’OSCE dal 1961) e militare (nel 2012 ha festeggiato i 60 anni di membership nella NATO), ma il governo Tsipras potrebbe portare novità in tal senso. Pur se in un contesto di assoluta lealtà verso l’UE, Tsipras non ha mai fatto mistero di voler adottare un approccio morbido nei confronti di Vladimir Putin, tanto da essersi proposto come “ponte tra l’Europa e la Russia” nell’audizione al Parlamento europeo del 3 febbraio. C’è chi ipotizza che dietro questa apertura al dialogo ci siano interessi economici convergenti da parte sia di Mosca sia di Atene, ma è anche vero che la vicinanza a Mosca è uno dei principali punti di convergenza tra Syriza e il partito di destra nazionalista dei Greci Indipendenti, suo alleato di governo.

Comunque sia, l’intrusione del Cremlino nelle dinamiche interne europee potrebbe creare un precedente imitato da altri Paesi mediterranei, andando ad esacerbare frizioni tra “centro” e “periferie” continentali e rendendo impossibile l’adozione di una linea occidentale unitaria sulla questione ucraina. Tsipras non sarà “il cavallo di Troia di Putin”, come pure è stato detto, ma la situazione merita di essere seguita con attenzione.

Stefano Frullini

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