Dopo Zamboni 36, il C.U.A. entra nella sede del Dipartimento di Scienze Giuridiche per impedire il convegno di Eurasia

Il C.U.A. (Collettivo Universitario Autonomo), già nell’occhio del ciclone nei mesi scorsi per la vicenda dei tornelli in Zamboni 36, il giorno 9 ottobre ha occupato il palazzo di Zamboni 22, storica sede del dipartimento di Scienze Giuridiche. La causa dei movimenti che hanno sconvolto il regolare svolgimento delle attività didattiche è stata la presenza, all’interno del medesimo edificio, di una conferenza che si doveva tenere nel pomeriggio.

Tema della conferenza in questione era la guerra in Siria, dunque ci si potrebbe chiedere come mai un collettivo che da sempre si proclama antifascista si sia opposto ad una conferenza dal tema umanitario organizzata da Eurasia, la nota rivista di studi geopolitici. Chiaramente la presenza di Eurasia ha costituito un vero e proprio pomo della discordia per gli attivisti del C.U.A., i quali, senza mezzi termini, hanno giudicato l’avvenimento di chiaro stampo fascista. L’accusa che il Collettivo volge alla rivista è infatti quella di mascherare, sotto temi geopolitici, la diffusione di ideali di estrema destra, trovando così inaccettabile la collaborazione del mondo accademico nell’organizzazione di eventi che vedano i membri della rivista tra gli interlocutori. I portavoce del Collettivo hanno infatti dichiarato «Siamo qui perché l’evento è stato organizzato da fascisti […] Eurasia è una rivista che tratta di geopolitica che, sotto una patina di finta intellettualità, opera da un po’ di anni e connota gruppi di estrema destra che, appunto, essendo in un paese come il nostro non sono tollerati, perciò fanno fatica a presentarsi in pubblico e quindi devono trovare un certo tipo di retorica per nascondersi. L’Università sa chi sono questi. Fa finta di non sapere chi sia Eurasia e cosa siano quei loro discorsi. Vogliono chiudere un occhio e far parlare i fascisti.»

Le parole degli attivisti del C.U.A. hanno il sapore di una duplice accusa: da un lato accusano Eurasia di istruire tacitamente i lettori ad un pensiero di estrema destra, mentre dall’altro giudicano negativamente l’istituzione accademica di Bologna, complice di aver aperto le porte dei suoi palazzi a tale rivista.  Come già successo in precedenza per altre questioni, la risposta del C.U.A. è stata immediata. il Collettivo ha infatti occupato l’edificio esponendo striscioni di protesta. Altrettanto rapido è stato il provvedimento da parte dell’Università di Bologna la quale ha dichiarato la conferenza annullata qualche ora dopo.

Sicuramente nessuno dei due schieramenti vorrà ripetere la tumultuosa vicenda avvenuta a Gennaio in via Zamboni 36. In ogni caso, le proteste del Collettivo continuano a scindere i pareri tra gli studenti, se da un lato qualcuno le giudica non volute e spesso non giustificabili, dall’altro c’è chi le considera l’unico mezzo per farsi ascoltare dai principali rappresentanti dell’Alma Mater Studiorum.

Romboweb Bologna – Davide Pasqualone

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