Slitta l’esecutività, serve tempo per definire una lista di punti programmatici. Si apre l’occasione di incrementare le proposte al tavolo. Gli studenti sorveglieranno in nome della concretezza. “C’è ancora molta strada da fare”

Università dell’Adriatico “Gabriele d’Annunzio” Chieti-Pescara, sarà questo il nuovo nome dell’ateneo abruzzese. La proposta, avanzata dal rettore Caputi, è stata approvata dal Cda dopo il sì del Senato Accademico.
Ma il Rettore prende tempo e rinvia l’esecutività della decisione ad un incontro con le forze politiche locali, molto attive nel dibattito in questione. Una “cortesia istituzionale” che il Rettore necessita per giustificare il cambio di denominazione dell’ateneo, come se bastasse l’interfaccia politica per legittimare una proposta che di concreto ha ben poco.

Dietro all’ “Adriatico” non c’è alcun progetto concreto

La grande proposta, al centro di svariate polemiche, parte dall’esigenza di restituire all’ateneo “una lucida prospettiva di internazionalizzazione“. Eppure di recente il Censis ha redatto la classifica degli atenei ripartendoli per dimensione e l’Università d’Annunzio, inserita tra i grandi atenei, si attesta nuovamente nelle ultime posizioni mostrando uno scarso punteggio proprio nell’internazionalizzazione. Bisognerebbe ripartire da qui, da questi dati.
Prima di arrivare ad un progetto di così ampio respiro internazionale, bisognerebbe appunto ripartire da quelle che sono le reali problematiche interne dell’ateneo: la mancanza di strutture per lo svolgimento regolare della didattica; la non compatibilità, in Erasmus, dei corsi esteri con quelli italiani, infatti questo è dovuto a dei problemi legati alle convenzioni con le altre università e una pessima aderenza di programmi didattici che la d’Annunzio ancora non si appresta a recepire.
Per fortuna qualcuno si è mosso. Gli studenti, attraverso gli organi di rappresentanza,  hanno proposto dei punti fondamentali per dare concretezza ad un progetto del tutto e ancora aleatorio, un progetto che non riflette le priorità dell’ateneo.

“C’è ancora molta strada da fare”

“C’è ancora molta strada da fare” prima di parlare di apertura ai Balcani e di un alto posizionamento sul piano internazionale. Quello che appare al momento è solo una proposta utile a livello di marketing e priva di una concreta progettualità che possa realmente inquadrare l’Università in un discorso più ampio. Le proposte concrete, invece, arrivano dagli studenti proprio quando l’amministrazione si è mostrata sprovvista di un progetto valido che riuscisse a dare senso a questo cambio di denominazione. Nel frattempo c’è lo slittamento di esecutività, ed è chiaro che serve tempo a tutti, per dare spazio a idee, soprattutto idee che corrispondano a progetti reali e condivisi.

Romboweb Abruzzo 

Claudio Tucci

 

 

 

 

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