Straripano di studenti le aule dell’Università di Bologna, sovraffollate a causa del considerevole incremento delle immatricolazioni. Numerosi gli studenti costretti a seguire le lezioni seduti a terra.

 

È stato registrato per l’anno accademico 2018/2019 un numero di studenti immatricolati pari a 24.743, con una crescita del 2% rispetto l’anno precedente. Cresce anche il numero di iscritti ai corsi di laurea magistrale, incrementato del 3,6%. In aumento anche gli studenti internazionali.

Aumentano gli iscritti ma gli spazi restano uguali

Nella descrizione stessa delle aule riportata sul sito dell’Alma Mater è specificata la differenza di capienza che queste possono presentare. Numeri che variano da 20 a circa 200 posti.
Per ovviare al problema l’Ateneo ha adottato negli anni diversi espedienti che, nonostante riescano a controllare l’ingente numero, non possono essere considerati soluzioni durature.
Un esempio è l’utilizzo di strutture convenzionate collocate in posti distanti tra loro, soluzione che costringe diversi studenti a spostarsi precipitosamente da un punto della città ad un altro, per via di lezioni con orari contigui o sovrapposti.

Diverse le lamentele degli studenti

“Cambiamo spesso edificio tra una lezione e l’altra -dice una studentessa del primo anno- dobbiamo correre anche solo per arrivare puntuali, con la paura di perdere una parte della lezione”.
“Impossibile seguire alcuni corsi per me studente lavoratore –rincara un altro a causa della sovrapposizione degli orari di lezione“. E nonostante la concreta constatazione di tali problematiche, la rilevazione delle opinioni degli studenti frequentanti, effettuata dall’ANVUR attraverso il sistema AVA (Autovalutazione – Valutazione periodica – Accreditamento), registra un riscontro positivo dell’81,4% per quanto riguarda l’orario  degli insegnamenti. In lieve calo invece, rispetto alla precedente indagine, la soddisfazione per le aule, con dati che tuttavia si mantengono positivi per l’82,9% dei casi.

Soluzione numero chiuso?

Parlando di corsi che non prevedono un accesso limitato, sempre più imminente è  la possibilità di istituzione del numero chiuso. Soluzione che, già richiesta da tempo per Scienze della comunicazione, è stata valutata anche dal Dams.
Quest’ultimo considera il numero chiuso come “soluzione più efficace e immediata per offrire un servizio migliore e più efficace ai giovani universitari”.
Un escamotage per sopperire alla mancanza di infrastrutture e docenti che gestiscano un carico di studenti triplicato negli ultimi anni. Una soluzione che ignora il contesto nazionale, dove il numero di laureati è in costante declino e l’istituzione del numero chiuso di certo non può che peggiorarne la situazione.

Romboweb Emilia-Romagna – Liliana Longoni

 

 

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