verybello

In una società in cui la globalizzazione procede secondo ritmi esponenziali, spesso si ricerca “il moderno” attraverso una pseudo-internazionalità.

Meglio “darsi un tono” con termini cool o è meglio seguire una linea più comprensibile?

Sempre più spesso nel mondo dei mass media si assiste all’utilizzo di forestierismi frequentemente superflui. A cosa è imputabile questa tendenza? Secondo Valeria Della Valle, docente di Linguistica presso l’ università la Sapienza di Roma, è da esecrare non tanto il ricorso a serbatoi linguistici stranieri, quanto il suo sfoggio spropositato. Uno degli esempi citati dalla professoressa Della Valle è l’ibridismo linguistico presente nella campagna “ Very bello”; quest’iniziativa, promossa dal ministro della Cultura Dario Fanceschini, è una sorta di agenda virtuale in cui ci sono gli eventi culturali presenti in Italia parallelamente all’Expo 2015, così da incentivare ulteriormente il turismo del Belpaese. La volontà di puntare all’internazionalità appare non adeguata se si considera che una delle critiche alla campagna riguarda la mancanza di un sito ufficiale curato in lingua inglese, contraddizione che molti cybernauti non hanno gradito.

La Storia della Lingua insegna che il contatto con diversi sistemi linguistici ha implicato un arricchimento per l’italiano dal quale non può sottrarsi.

È opportuno quindi, come suggerisce Claudio Marazzini, Presidente dell’ Accademia della Crusca, distinguere i casi in cui gli anglicismi sono indispensabili e quelli di cui si può far a meno, a vantaggio della semplicità e della chiarezza comunicativa.

Marco Di Giacomo

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