Tra contestazioni e titoli di giornale ambigui, il Gay-pride è già materia di propaganda politica in vista delle elezioni comunali

Pescara. Anno domini 1019. Un nuovo processo alle intenzioni sta nascendo. Il conservatore, il tradizionalista (anche un po’ bigotto) grida allo scandalo. Persino i giornali, implicitamente, hanno bisogno di schierarsi.

“Omosessuali, […]”
Prima discriminare, poi informare

“Omosessuali,” potrebbe sembrare l’incipit di un articolo del ventennio; in realtà è l’inizio del titolo del Centro alla notizia dell’organizzazione del primo Gay-pride abruzzese a Pescara, nel mese di giugno dell’anno prossimo.
Prima discriminare, poi informare. L’assessore uscente alla cultura Di Iacovo in collaborazione con Marco Regoli di Arcigay “Sylvia Rivera” di Chieti, e Chiara Di Marcantonio di Mazì, Spazio Donna Abruzzo, La Formica viola e Amnesty internationali, hanno presentato l’iniziativa “Loves, 50 anni di Pride”, organizzata dall’associazione Jonathan Diritti in movimento.
L’evento andrà a celebrare i 50 anni di dure battaglie per il riconoscimento dei diritti LGBT avviate il 27 giugno 1969 con i moti scoppiati nel bar gay Stonewall al Greenwich Village di New York.

L’arringa dal sapore medievale dell’associazione pro-vita “Noi per la famiglia”

Sono queste  le priorità della sinistra per Pescara?
Noi non crediamo che permettere sfilate carnevalesche sia il modo giusto di  lottare per acquisire e farsi riconoscere  diritti che a nostro avviso, già ci sono e sono pure troppi. L’associazione Noi per la Famiglia con un manifesto provita e profamiglia chiederà di “liberare” tutti i comuni dell’Abruzzo dalla rete GayFriendly. Nei comuni occupiamoci di sostegno alla famiglia, alla vita, all’educazione nelle scuole con progetti sani, al contrasto alla violenza in genere.”

Queste sono le parole, dal sapore medievale, dell’associazione pro-vita “Noi per la famiglia” alla notizia del primo Gay-pride abruzzese. Una controcultura passatista che vuole “liberare i comuni dell’Abruzzo dalla rete GayFriendly.” La stessa controcultura che affigge grandi manifesti e che scende in piazza per negare l’aborto, anche in caso di incesto o stupro.

L’altra faccia della medaglia: la Sinistra arroccata sui diritti civili non va oltre le propria mura

In una Pescara con periferie dimenticate e lasciate nelle mani della criminalità organizzata, in una Pescara città universitaria, in una Pescara fatta di giovani precari che accettano lavori di ogni tipo pur di pagarsi gli studi, ci si aspetta che la Sinistra ritorni ad affrontare tematiche come il lavoro (e lavoratori), le periferie, l’istruzione.
Eppure su di un punto si può essere d’accordo con le parole espresse dall’associazione “Noi per la famiglia”. Davvero sono queste le priorità della Sinistra?
Che le conquiste in materia di diritti civili, fatte dalla Sinistra (ma non solo, non va dimenticato lo storico lavoro del Partito Radicale) siano importanti non vi è nulla da obiettare. Ma è altrettanto vero che gli stessi diritti civili siano divenuti la roccaforte della Sinistra, una giustificazione, uno specchietto per le allodole da usare ogni qual volta si viene attaccati su tematiche come il lavoro, le periferie, i diritti degli ultimi, l’istruzione, il senso costituzionale e civico delle istituzioni.

Romboweb – Giornale studentesco universitario
Claudio Tucci

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