Dal 1964 ad oggi. La Colombia che non interessa ai giornali.

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Fra i conflitti che il mondo e i media hanno dimenticato, quello Colombiano merita particolare attenzione in vista dei recenti sviluppi diplomatici avvenuti tra il governo e le FARC , Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia , che da decenni assieme al narcotraffico rappresentano un vero e proprio flagello per il paese e i suoi civili. 
Colombia, 1964 : Sul solco della rivoluzione cubana nascono a Marquetalia (nel sud del Paese ) le FARC, forze armate comuniste di ispirazione marxista leninista guidate dal combattente Manuel Marulanda Vélez conosciuto in battaglia con lo pseudonimo di Tirofijo “colpo sicuro”. Il movimento nasce dopo la durissima repressione inferta dall’esercito regolare colombiano ad un gruppo di contadini insorti che iniziavano ad assumere sempre più i connotati di una vera e propria organizzazione agraria popolareIl loro obiettivo appare fin da subito molto chiaro:  attuare un colpo di stato e sovvertire l’ordine costituito attraverso la guerriglia , con il fine di conquistare il potere e dare vita ad una democrazia popolareLe FARC hanno una notevole forza militare ma la loro abilità non risiede solo nel comando di migliaia di combattenti : i suoi esponenti hanno instaurato nel corso degli anni legami sempre più saldi con i narcotrafficanti e le conseguenze non hanno tardato a farsi sentire. Il redditizio mercato delle sostanze stupefacenti, infatti, permette all’organizzazione di sviluppare una fitta rete di protezioni ed appoggi, oltre ad ingenti introiti che hanno consentito di mettere a punto in breve tempo nuove modalità di attacco strutturate come quelle di una vera e propria “intelligence”. 
Dopo venti anni di sanguinose lotte intestine e centinaia di vittime , si tentò il primo emblematico accordo fra l’allora presidente Betancourt e i rappresentanti delle FARC che firmarono gli storici accordi di Uribe, i quali prevedevano oltre alla tregua reciproca una rappresentanza politica in parlamento dei militanti che si realizzò nella creazione del partito comunista “Unione Patriottica”.
Nelle elezioni del 1985 riuscirono a portare a casa diversi risultati, fra cui molti rappresentanti a livello locale e centrale, ma la pace fu apparente, in quanto i loro esponenti furono perseguitati e uccisi da movimenti paramilitari di estrema destra
Dopo una violenta caccia all’uomo, l’organizzazione ricominciò a spargere sangue, fino a quando, nel 1998, il presidente Andres Pastrana riaprì le trattative che si conclusero nuovamente alla fine del suo mandato con l’approvazione del Plan Columbia americano che prevedeva un massiccio sostegno economico e militare alla lotta del governo colombiano contro le FARC, da sempre ostili nei confronti di un’ingerenza americana nel conflitto. Il dialogo cessò completamente di esistere con l’elezione del conservatore Alvaro Uribe che optò per una violenta strategia di attacco che lasciava poco spazio a qualsiasi tipo di mediazione pacifica con l’organizzazione. Le FARC risposero duramente alle sfide lanciate dal governo, talvolta con il modus operandi di una vera e propria organizzazione terroristica : ciò spinse gli Stati Uniti ad inserirle nella lista delle organizzazioni terroristiche mondiali, e il conflitto si inasprì ulteriormente. 
Colombia, 2016 : E’ con gli attuali negoziati dell’Avana che si intravede uno spiraglio di luce in questo lungo tunnel di violenza. L’attuale presidente Juan Manuel Santos e i negoziatori che si sono riuniti all’Avana stilando un delicato accordo che, secondo il New York Times, potrebbe porre fine al fuoco da ambo le parti. Il compromesso si sta rivelando tutt’altro che semplice da realizzare: per i governi interessati e i diplomatici coinvolti nelle trattative è come riscoprirsi elefanti in una cristalleria a causa delle numerose questioni che rimarrebbero irrisolte. Sorge spontaneo chiedersi, tuttavia, se qualche spinoso cavillo diplomatico possa valere la fine di questo incubo per migliaia di colombiani e la prospettiva di una notevole crescita economica interna che potrebbe verificarsi alla fine di questa sanguinosa guerra ormai dimenticata dai media di tutto il mondo.

Martina De Marco Agrosì

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