Il 3 febbraio 2021 viene resa nota attraverso un comunicato stampa dei Musei Archeologici di Chieti e della Direzione Regionale dei Musei Abruzzo la chiusura del Museo Archeologico Nazionale “La Civitella

Civitella

Il 3 febbraio 2021 viene resa nota attraverso un comunicato stampa dei Musei Archeologici di Chieti e della Direzione Regionale dei Musei Abruzzo la chiusura del Museo Archeologico Nazionale “La Civitella”. Questa la decisione presa dagli organi competenti, nonostante l’entrata in zona gialla della regione Abruzzo.  Infatti, la pandemia non sembra avervi qualcosa a che fare.

Nel comunicato stampa riguardo la chiusura della Civitella – e l’apertura per l’entrata in zona gialla dell’Abruzzo del Museo Archeologico Nazionale di Villa Frigerij – la motivazione che è stata addotta a tale provvedimento sarebbe quella di un urgente lavoro di manutenzione necessario al polo museale in questione. C’è stato un dibattito a riguardo e l’indiscrezione che ne è uscita fuori riporta la notizia della mancanza del personale necessario per la riapertura del museo “La Civitella”. Una giustificazione che alla cittadinanza e ai più non è sembrata valida in quanto, per esempio, non è stato inserito il polo nel bando 2021 per il Servizio Civile, così da poter salvare un importante luogo attrattivo della città di importanza culturale e turistica. Ci si chiede come mai sia stato lasciato in disparte e perché non si sia corsi ai ripari per salvaguardare una tale risorsa presente nel territorio chietino. L’11 febbraio è stata, inoltre, ribadita la sua chiusura per le stesse motivazioni, mentre la riapertura del Museo Archeologico nazionale “Villa Frigerij” è stata messa in discussione per l’entrata in zona arancione della Regione e dell’entrata in zona rossa delle province di Chieti e Pescara.
La questione dei musei archeologici chietini è arrivata anche a Roma. La deputata del Movimento 5 stelle Daniela Torto, dopo aver fatto presente il problema alla Capitale dichiara: «La risposta non è tardata ad arrivare proprio dalla direzione regionale dei Musei D’Abruzzo. Negli ultimi anni, infatti, una parte culturale della città di Chieti è stata trascurata soprattutto per quanto riguarda i musei nazionali, ma anche grazie al mio forte interessamento e alla sinergia con il ministero non solo siamo riusciti a riportare a Chieti la sede della direzione regionale, che dal 1° luglio 2020 è al museo archeologico di Villa Frigerj, ma anche ad ottenere una direzione qualificata».
La stessa Torto conclude così: «Stiamo percorrendo finalmente, tutti insieme, la giusta direzione per un futuro rilancio della città teatina in totale spirito di squadra».

Il Museo Archeologico “La Civitella”, con le opere all’interno di esso custodite ed attraverso un percorso che principia da “L’inizio della storia urbana”, per poi proseguire con la “Terra dei Marrucini”, e finendo con “Da Roma a ieri”, racconta la storia della città di Chieti e della sua popolazione dalla Preistoria all’Ottocento. Il Museo, inoltre, è costituito anche da un anfiteatro, uno dei più ampi dell’Impero romano costruito intorno alla prima metà del I secolo d.C. sull’acropoli (la parte più alta) della città. Insomma, tutto questo ci fa capire che abbiamo un piccolo grande tesoro nella città di Chieti che ci aiuta a riscoprire il passato per renderci conto di quanto sia importante il nostro presente. Risorsa che va, senza alcun dubbio, tutelata e riportata allo splendore.

I discorsi intorno al patrimonio culturale ed artistico a Chieti non sono finiti qui. Infatti, un’altra questione importante si è evidenziata negli ultimi giorni. Il tema degli scavi di Piazza San Giustino pare essere ancora molto attuale. Maria De Menna (archeologa) e Teresio Cocco (costruttore) avrebbero espresso la loro richiesta al Comune di continuare gli scavi nella piazza anziché richiudere tutto e proseguire con il progetto originale di riqualificazione. De Menna e Cocco avrebbero, inoltre, affermato che «Sotto piazza San Giustino c’è “uno scrigno sepolto che solo ora, con i lavori della piazza, si può aprire, la punta dell’iceberg di reperti ben più estesi e di origine romana o addirittura pre-romana, e non medievale e di scarso pregio».                          
La Soprintendenza di Chieti e Pescara si dissocia da quanto espresso da loro e affermano che «Il pericolo che si cela dietro simili ricostruzioni è che se si conoscono due cose (citazione epigrafica di un taurobolium e una fossa emersa da poco) le si colleghi immediatamente senza comprendere che la realtà antica è molto più complessa di quanto possiamo ricostruire dai frammenti superstiti. Il pericolo ulteriore consiste nella falsa interpretazione di proposte pur recenti e autorevoli». Sembra essersi arenata qui la possibilità, fermamente sostenuta dalla cittadinanza, di costituire un’area – museo in Piazza San Giustino di Chieti.

Redazione Romboweb – Marzia Cotugno

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