Dance Protest Celebrating Trans Youth, The White House, Washington, DC USA, see https://www.facebook.com/events/180832712405714/

Nella giornata contro l’omofobia, è fondamentale sottolineare quanto i diritti delle persone lgbtq+ siano precari in Italia.

Leggi tutto: Perché oggi più che mai è importante combattere l’omofobia

“Frocio”: questa è la parola che volava per i corridoi del mio liceo. Sicuramente avrei dovuto fare qualcosa, sicuramente avrei dovuto dire qualcosa ma a quei tempi non dissi nulla, diventai complice. “Che frociata” dicevano i mei compagni di classe alle medie. Sicuramente avrei dovuto fare qualcosa, sicuramente avrei dovuto dire qualcosa, ma a quei tempi non dissi nulla, diventai complice.

Nella giornata del 17 maggio, ricordiamo che il nostro paese, la bella Italia, non è accogliente per le persone omosessuali o per chiunque non sia etero o cisgender. Lo vediamo ogni giorno per le strade, su internet, con i soliti podcaster che sparano insulti omofobi seguiti da: “Eh, ma non si può più dire niente oggi!”.

Omofobia e discriminazioni quotidiane

Spesso ci ritroviamo a pensare che le discriminazioni siano solamente nei gesti più estremi, come il pestaggio della coppia gay a milano nel 2020 o l’uccisione di George Floyd, ma spesso la discriminazione sta in un pronome sbagliato o in una domanda inopportuna. L’Italia è un paese radicato nelle sue credenze, nella sua religione, un paese in cui il cosiddetto machismo regna sovrano, un paese che purtroppo fatica ad accettare. 

Il 24 maggio 2023, proprio qui a Chieti, Forza Nuova minaccia delle famiglie arcobaleno; lo stesso giorno dei bulli sul treno terrorizzano un ragazzo con una bandiera arcobaleno. Basta guardare la “carta dell’omofobia” sul sito https://www.omofobia.org/ per rendersi conto di quanto essa sia diffusa sul nostro territorio. Il sito riporta:

“Il rapporto più alto tra vittime di omofobia e popolazione regionale si registra in Abruzzo (9.83 ogni centomila abitanti)”.

Nella giornata contro l’omotransfobia è bene ricordare questi numeri. In quanto cittadini abruzzesi dovremmo sentirci tutti al sicuro, ma questo non accade ai membri della comunità lgbtq+. 

L’omofobia s’insinua nella nostra quotidianità senza fare rumore, con assunzioni stereotipate: “I gay hanno diffuso l’HIV”, “I gay sono tutti pedofili”, “I bisessuali non esistono, lo dici solo per darti un tono”, “Essere gay o trans è una scelta”, “Chi fa il maschio e chi la femmina?”. In media in Italia ad essere discriminati di più sono gli uomini gay, seguiti dalle persone transessuali, categorie, non a caso, ad alto rischio di suicidio. 

Ma quante volte abbiamo sentito gli uomini fantasticare su un rapporto omosessuale tra due donne, come se fosse un qualcosa creato solo per il loro erotismo? Non è anche questa una forma di omofobia che oscura totalmente la validità e la visibilità delle donne omosessuali?

Ci sono tante forme di omofobia e tante aggressioni, nell’ultimo anno 159 registrate, ma molte passano sotto il radar perché avvengono in famiglia, molte addirittura anche su minorenni che non vengono accettati e spesso cacciati di casa, senza sostentamento. Il nostro governo spinge per la famiglia tradizionale composta da madre e padre e figli, ma poi è sempre il governo che sputa sui diritti della comunità lgbtq+ e permette ai genitori di lasciare i propri figli per strada solo perché non sono etero. Il nostro è un governo che preferisce proteggere un feto di due giorni piuttosto che un ragazzo gay di sedici anni.

Il mese della famiglia, lo stesso contro la discriminazione

Maggio è anche il mese della famiglia in Sud Corea e il 15 maggio si festeggia in tutto il mondo la giornata della famiglia. Per molti, la famiglia, purtroppo, è fonte di discriminazione. Per molti altri è un traguardo inaccessibile: basti pensare che in Italia le coppie omosessuali non possono ancora sposarsi e quanto meno adottare, per “proteggere la famiglia tradizionale”, quella degli anni ‘50, una famiglia tradizionale che non appartiene neanche ai nostri capi di governo. 

L’odio nella nostra bella Italia si diffonde, sempre di più e con esso l’omotransfobia, che spesso ci avviene sotto il naso e, ancora più spesso, lasciamo che accada, senza dire nulla… perché tanto sono solo scherzi vero? Sono solo prese in giro tra ragazzi, giusto? Sono solo ragazzi, stanno solamente scherzando, è tutto un gioco finché qualcuno non viene pestato a sangue per strada, finché qualcuno perde il diritto di vivere in base a chi ama.

L’Italia è un paese in cui una coppia omosessuale deve temere di tenersi per mano, in cui le persone mentono per potersi tenere al sicuro. L’Italia è un paese in cui se non sei etero o cisgender sei automaticamente in pericolo, siamo un paese in cui la maggior parte delle persone ancora si domanda perché gli etero non abbiano un pride. 

Il pride non è solo una festa: è nato come ribellione, una rivolta violenta

Ma allora come possiamo combattere l’omotransfobia nel 2024? Io personalmente credo che ci siano molti modi semplici e quotidiani, tra cui il mio preferito è la riappropriazione.

Sapete tutti quegli insulti, quelle parole dal suono acre che vengono usate contro i membri della comunità lgbtq+? Tanti, dopo averli sentiti diretti a se stessi per anni, si riappropriano di questi termini e allora “finocchio”, “frocio”, “ciucciacazzi”… possono diventare un punto di forza, di valorizzazione di se stessi e di identificazione: “Sì, io sono un frocio e ne sono orgoglioso”.

Ovviamente è importante agire se si sta assistendo ad una discriminazione. Inoltre, a meno di un mese dal Pride, è opportuno ricordare quanto lo strumento del corteo sia valido ed importante: il pride non è solo una festa, il pride è nato come ribellione, una rivolta violenta. Il pride non è, perciò, solo luogo di divertimento, ma uno strumento per combattere l’omotransfobia che oggi, più che mai, scorre nelle vene del nostro paese. 

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