La pasta come simbolo di libertà e antifascismo.

La Pastasciutta Antifascista è una festa che si tiene il 25 luglio. Promossa da Casa Cervi, è ormai diffusa in molti comuni italiani da una fitta rete di associazioni aderenti per celebrare i valori dell’antifascismo, della solidarietà e della libertà.

La curiosa storia della famiglia Cervi

Per capire l’origine dell’evento bisogna rispolverare un po’ i libri di storia.

Il 25 luglio 1943, dopo la riunione del gran consiglio del fascismo, venne decisa la deposizione di Mussolini, segnando la caduta del regime. Il nuovo capo del governo, Pietro Badoglio, si schierò al fianco dei tedeschi: la guerra non terminò. Ma si trattava comunque di una buona notizia: così, i sette fratelli Cervi prepararono molti chili di pasta e li servirono ai propri compaesani, in segno della nuova fase.

Nei successivi mesi della Repubblica di Salò, tuttavia, i sette vennero trucidati dal fascismo appena rinato, diventando dei martiri della resistenza antifascista.

Perché proprio la pasta come simbolo antifascista?

Per comprendere l’avversione del Regime per la pasta, si può approfondire la lettura di un articolo del 21 agosto 2022 scritto dal prof. Alberto Grandi, professore di Storia dell’alimentazione all’Università di Parma.

Fino alla Prima Guerra Mondiale, come spiega Grandi, soltanto napoletani e siciliani facevano buon uso di pasta mentre Mussolini e il resto degli italiani sembrano poco avvezzi. Le comunità italiane in America, nello stesso periodo dell’ascesa del fascismo, si mescolarono creando una cultura unita di cui la pasta divenne, per svariate ragioni, il simbolo. Facendo ritorno in patria, i molti emigrati reimportarono la passione per la pasta, che  venne associata al sogno americano.

In merito, A. Grandi scrive:

“Tutto questo spiega in buona misura l’ostilità del regime fascista nei confronti della pasta, che neglianni Venti veniva vista come una sorta di moda americana di importazione. Il ruralismo che stava alla base dell’ideologia fascista, non poteva non considerare la pasta come qualcosa di estraneo e quindi da rifiutare, dal momento che le masse contadine italiane avevano da sempre basato la loro alimentazione sulle minestre in brodo e sulla polenta”.

Oltre al problema ideologico, questo alimento era sfavorevole anche alla Battaglia del Grano, per raggiungere l’autosufficienza cerealicola in Italia. I futuristi, specie Marinetti, nel “Manifesto della cucina Futurista”, la definirono come causa principale dei difetti degli italiani, com’è ovvio basandosi sulla loro ben nota concezione di dinamicità “Ne derivano: fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo“.

In conclusione, A. Grandi, spiega:

“Nel progetto fascista di costruzione dell’uomo nuovo, l’alimentazione giocava un ruolo
fondamentale. Non è un caso se lo stesso Benito Mussolini, a più riprese, intervenne in vari congressi medici per esporre le sue teorie in materia alimentare, che escludevano in maniera categorica il consumo di pasta e di alcool, entrambi accusati di ottundere i sensi e quindi di rendere gli italiani meno attivi e meno combattivi”.

Ed ecco perché, insieme all’esempio dei fratelli Cervi, oggi la pasta è considerata un modo di ribellarsi, icona dell’antifascismo e simbolo di libertà.

L’evento

A Chieti, l’evento è previsto la sera del 25 luglio, alle 20:00, presso Piazza Malta. Si chiede un piccolo contributo di 10 euro che comprendono pasta, vino e spettacolo dell’artista Man Stewart. Per partecipare prenotati al numero 339.439.1392.

Di jojo

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