Tra obiettori di coscienza e ostacoli ideologici: la legge 194 va difesa da chi limita la libertà

Nella giornata di martedì 22 maggio ricorreva il 45esimo anno dall’emanazione della legge 194/78, la quale, oltre a sancire un diritto fondamentale per le donne, quale l’interruzione di gravidanza, segna anche il raggiungimento di un traguardo fondamentale per la società civile.

L.194, un pò di storia!

Prima di arrivare qui, ci sono voluti quasi 50 anni. Un vuoto normativo enorme, anzi, un impedimento normativo enorme, era lasciato dal Codice Penale Rocco del 1930. In tale contesto, lontano dal sentore di libertà e autodeterminazione, l’aborto rientrava nei delitti contro la integrità e la sanità della stirpe. Per una donna, interrompere una gravidanza significava letteralmente compiere un crimine contro la collettività e minacciare la sopravvivenza della specie.

Il fatto che ci siano voluti decenni per vedere istituzionalizzato un cambiamento dimostra come la legge 194 sia il risultato di un percorso lungo, tortuoso e spesso bistrattato, che ha visto al centro anni di lotte femministe e rivoluzioni sociali, tipiche dello spirito comune tra gli anni ’60 e ’70.

Nel 1975 la Corte Costituzionale dichiarava illegittimo l’articolo 546 del Codice Penale che puniva l’aborto anche quando portare avanti la gravidanza comportava un pericolo, non immediato, per la salute della donna. All’emanazione della legge seguirà poi un referendum abrogativo, nel 1981, a seguito del quale si sceglierà di mantenere invariato il nuovo testo normativo.

Problemi e criticità attuali

Una delle criticità maggiori, oggi, riguarda l’obiezione di coscienza. Volendo prescindere dalla libertà del medico di eseguire o meno la pratica, è inaccettabile come la situazione attuale veda, in diverse Regioni, la quasi o totale impossibilità di mettere in pratica un diritto sancito dalla legge, che quindi dovrebbe diventare anche un obbligo per chi la deve attuare. In media, in Italia circa il 64% dei medici è obiettore di coscienza, sottraendosi quindi alla pratica. Il dato raggiunge proporzioni preoccupanti in Abruzzo, dove la percentuale sale all’83,8%. A questo si va ad aggiungere la deficitaria presenza dei consultori, luoghi che, nella legge stessa, ricoprono un ruolo importante per la prevenzione e la promozione della salute della donna.

La legge, inoltre, è costantemente messa in discussione, in modi più o meno espliciti, dall’attuale governo. Dal momento del suo insediamento, nell’ottobre 2022, sono state presentate almeno quattro proposte di legge per rendere, di fatto, impraticabile e incostituzionale la legge 194. In tempi recenti, la Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, On. Roccella, aveva risposto con un secco e quasi dispiaciuto «purtroppo» alla domanda sul se proteggere i diritti delle donne riguardasse anche la possibilità di interrompere la gravidanza.

Dibattito sui 45 anni della L.194 e ostacoli

Alla luce di ciò che è stato e di ciò che è, proteggere la legge 194 significa proteggere il diritto inalienabile della libertà individuale. Sarebbe importante, piuttosto, discutere per rendere fattibile ciò che la legge tutela.

Dialogare e condividere con chi quest’esperienza l’ha vissuta sulla propria pelle e l’ha scelta ci permette di comprendere cosa è possibile fare o migliorare su più livelli. A questo proposito, giovedì 25 maggio alle ore 17:30 si terrà un dibattito presso l’Emeroteca 360Gradi, con possibilità di frequenza anche da remoto, che vedrà come tema centrale la legge 194 e gli ostacoli che si trova ad affrontare oggi. All’incontro, organizzato dall’associazione studentesca universitaria 360gradi nel contesto del progetto Emeroteca, interverrà Giulia Crivellini, co-founder della campagna Libera di abortire.

Cosa possiamo fare come singoli?

L’Associazione Luca Coscioni ha lanciato una petizione “Firma per la pubblicazione di dati aperti sull’applicazione della legge sulla interruzione volontaria della gravidanza e per rendere gratuiti tutti i metodi contraccettivi” a cui è possibile aderire da questo link.

Sul sito di Libera di Abortire oltre a poter leggere un vademecum su cosa è possibile fare in Italia in merito all’aborto, puoi firmare un appello rivolto al Ministro della Salute.

Dopo 45 anni di legge applicata, senza contare gli anni che sono stati necessari per ottenere la L.194, prendere posizione sul tema per la salvaguardia di un diritto è un dovere. Crediamo ci sia ancora tanto da fare sia su informazione e prevenzione, certo, ma questo non legittima nessuno a mettere in discussione un diritto acquisito. Un conto è avere una legittima e libera opinione contraria all’aborto, altro è impedire ad altri di esercitare un diritto sancito dalla legge. L’essere contrari a questa pratica non può e non deve diventare motivo per impedire la libera scelta di libere cittadine.

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