Lo scorso aprile a Pescara sono stati licenziati 64 OSS del covid Hospital, la Asl si giustifica: “cercavamo personale qualificato per l’emergenza covid”
A partire dall’inizio dello scorso anno, a causa della situazione pandemica l’intero mondo del lavoro è stato messo in ginocchio. I numeri dell’ISTAT parlano chiaro: a marzo c’è stata una lieve crescita dell’occupazione ma da febbraio 2020 sono oltre 900mila i posti di lavoro persi. Il coronavirus ha più volte messo a repentaglio il sistema sanitario, motivo per cui durante l’emergenza sono state previste numerose misure straordinarie per l’assunzione di medici, infermieri e personale sanitario. A causa di questa situazione estrema, la lotta contro il virus è stata chiamata “guerra” e dai social media ai telegiornali in molti hanno accostato la figura del corpo sanitario alla figura di un guerriero che combatte in trincea per salvare vite. Li hanno soprannominati soldati in guerra, eppure ora che la situazione sta lentamente migliorando anche grazie ai vaccini, c’è chi li ha già dimenticati.
Uno dei casi, purtroppo non l’unico, che può farci riflettere è quello accaduto a Pescara. Nella città abruzzese infatti, lo scorso 30 aprile, 64 OSS del Covid Hospital sono stati licenziati e a comunicarlo è stata soltanto una, codarda, email: “Il suo contratto termina oggi”. Tempo di una email, e queste persone sono passate da essere assunte quando c’era bisogno di personale ad essere buttate fuori. La delusione e lo sconforto, mischiati a tanta rabbia hanno portato gli operatori licenziati a manifestare, lo scorso 5 maggio, davanti al consiglio regionale in piazza Unione. Uno di loro racconta: “Durante le ondate siamo stati abbandonati, eravamo un personale ridotto costretto a fare turni senza riposo anche di 30/40 giorni. (…) Ora siamo stati abbandonati da una ASL che ha risposto al bando giustificando che cercava personale formato e qualificato per l’ emergenza covid.” Con loro in piazza, molti pazienti guariti dal Covid-19, che a differenza di contratti di lavoro immorali, non hanno dimenticato il lavoro incessante del personale sanitario. Anche Domenico Pettinari, vicepresidente del consiglio della regione Abruzzo, ha mostrato vicinanza agli operatori sanitari licenziati da un momento all’ altro, proponendo all’assessore regionale della sanità di prendere a cuore questa situazione. “Noi abbiamo bisogno di centinaia e centinaia di queste persone”, dichiara il vicepresidente.
È paradossale pensare che questa situazione spiacevole verificatasi a Pescara sia avvenuta qualche settimana dopo la candidatura al premio Nobel 2021 dell’ intero corpo sanitario italiano. Marzio Dellagiovanna, presidente della fondazione Gorbachev (organizza Summit Mondiali dei premi Nobel per la pace), ha dichiarato che l’intero corpo sanitario ha affrontato l’emergenza Covid-19 in situazioni drammatiche e proibitive, sottolineando l’incredibile sforzo del personale che ha sacrificato la propria vita per preservare quella degli altri. La candidatura è stata presentata proprio per sottolineare l’impegno di medici, infermieri, operatori sanitari tutti, ma purtroppo alcuni di loro continuano ad essere considerati come utensili “usa e getta”.
Redazione Romboweb – Irene Ciafardone