Con un comunicato, l’ADSU (azienda per il diritto allo studio) ha liquidato i nuovi iscritti alla d’Annunzio: niente alloggi per il prossimo anno accademico

STUDENTATO ADSU

Niente alloggi per gli studenti fuori sede dell’Università d’Annunzio. Così ha deciso l’ADSU “liquidando”, come sottolineano i rappresentanti dell’Associazione Pas, con poche righe la mancata pubblicazione del bando per l’accesso dei nuovi iscritti ai posti letto all’interno delle due strutture convenzionate. Porta chiusa alla Residenza in via B. Croce a Pescara e convenzione sospesa con la struttura CAMPUS X di Chieti.
Insomma, citando lo stesso comunicato dell’azienda, per l’anno accademico 2020/2021 “gli studenti fuori sede che intendano alloggiare presso la sede del corso frequentato dovranno provvedere autonomamente all’individuazione della soluzione abitativa”. Una lavata di mani per chi, con molta probabilità, ha dimenticato (o finge di aver dimenticato) che chi fa richiesta per lo studentato spesso non ha la possibilità di sostenere le spese di un affitto privato. 

Entrambi gli studentati, la Residenza Universitaria in via Benedetto Croce a Pescara e il Campus X di Chieti, hanno deciso di chiudere la porta ai nuovi iscritti. L’avviso sottolinea che le esigenze di distanziamento sociale e l’applicazione delle disposizioni emanate dalla Regione Abruzzo impongono di non consentire l’accesso di nuovi studenti presso le due strutture convenzionate.
Negli anni passati sono stati tanti i lavori e le battaglie per aprire delle strutture convenienti agli studenti, per garantire a tutti un percorso di studio consono e tutelato all’insegna del diritto allo studio. L’associazione Pas (Partecipazione Attiva Studentesca) ha provato a fare richiesta per rivedere la decisione, in modo da trovare una soluzione adatta al superamento di questo disagio, si attende la risposta. Sarà il solito no condito da burocratiche giustificazioni?
Tutto questo, ancora una volta, sembra diluirsi in scarichi di responsabilità: senza giri di parole, chi sta pagando maggiormente la gestione dell’emergenza pandemica sono le giovani generazioni, gli studenti universitari in particolar modo, gli stessi che dovrebbero essere configurati dalla nostra classe politica come il motore centrale del Paese. E la chiusura di due studentati ai nuovi iscritti ne è l’esempio significativo: si preferisce chiudere, sospendere, liquidare, e non cercare una soluzione per garantire un diritto.

Redazione di Romboweb – Irene Ciafardone

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.