Il consiglio comunale approva il DUP tra le proteste; arriva l’ok per
il Mibe nei locali dello sPaz, l’ipotesi Università-Ex Cofa ora è su carta
Pescara, lunedì 18 novembre il Consiglio comunale, con 20 voti favorevoli 10 contrari e due astenuti, approva il DUP (documento unico di programmazione). Seguono le proteste: i ragazzi dello sPaz e del liceo musicale Mibe occupano l’aula, l’opposizione insorge.
Ora, “la via del cemento” e “la via dello sfratto” non sono più solo ipotesi da prendere con le pinze, ma punti programmatici per il futuro di Pescara. “E che futuro” direbbe l’opposizione.
Sulla “via dello sfratto”, quello che appare è più un “dispetto ideologico” tipicamente salviniano: “è solo un centro sociale pieno di fricchettoni”, “i soliti imbecilli dei centri sociali”. Spiegare l’importanza che questi luoghi di aggregazione hanno sul territorio sembra cosa impossibile. Ci hanno provato i ragazzi dello sPaz (insieme agli studenti del Mibe) ma inutilmente. Per Masci non esiste altra soluzione, non ci sono altre strutture adatte. L’unica, in tutta Pescara, è l’edificio di villa Fabio.
Lo spostamento dell’Università, invece, non è più solo una passionale idea del Rettore Caputi; da oggi, il trasferimento della sede universitaria di Viale Pindaro nell’area dell’Ex Cofa è su carta. Trasferimento corredato da un emendamento (approvato durante il Consiglio) – presentato dal capogruppo Udc, Massimiliano Pignoli, e dal consigliere Fratelli d’Italia, Fabrizio Rapposelli – che prevede la presenza nel nuovo Campus universitario della Casa dello Studente.
Tutto, quindi, sembra allinearsi all’improvviso verso la soluzione meno popolare. Eppure le parole di Caputi sembravano rappresentare un leggero passo indietro dell’ateneo sulla questione, finito al centro del dibattito sulla vicenda Ex Cofa. Quel “L’Università non farà nulla che non sia condiviso dalla città” oggi ha più un suono retorico; una mossa politica intelligente da parte dell’ateneo che non prende posizione cercando di mediare senza sbilanciarsi sulla politica. L’invito al dialogo, inoltre, rivolto alla cittadinanza è stato utile per l’Università che è riuscita a mantenere una posizione defilata sulla vicenda (tanto la decisione finale spetta alla politica). Per di più, quel “A Chieti ci spalancano le braccia, qui (Pescara) abbiamo trovato qualche difficoltà” probabilmente non sarà piaciuto a Masci (e alla maggioranza) che subito ha dovuto rimediare approvando il DUP senza se e senza ma.
Anche Pescara, alla fine, seppur in maniera forzata, ha “spalancato le braccia” all’Università.
A questo punto, persino le parole del professor Fusero potrebbero avere un tono retorico: oltre all’incertezza politica (“magicamente” svanita in seduta di Consiglio comunale), l’architetto ha menzionato tutto il mercato che in questi anni si è sviluppato intorno a Viale Pindaro (attività di servizio, esercizi commerciali, spazi di relazione, case in affitto). Quindi, potrebbe risultare svantaggioso per l’economia della città spostare l’ateneo nell’Ex Cofa. Non va dimenticato l’alto rischio esondazione presente in quell’area, ben illustrato nel piano stralcio di difesa dalle alluvioni (PSDA). L’elenco di questi “contro” avrebbe dovuto far riflettere l’amministrazione dell’ateneo; fare un passo indietro sull’Ex Cofa e magari rielaborare il progetto del “Nuovo Campus Pindaro”.
Ma su viale Pindaro, incombe un “misterioso” parere del Provveditorato sbandierato in Senato accademico dal d.g. Cucullo. Parere che vieterebbe la costruzione nell’area di viale Pindaro perché paludosa. Questo ha creato molta confusione: al professor Civitarese, ordinario di Scienze giuridiche e sociali, i conti non tornano. Secondo la sua ricostruzione, pochi anni fa, fu proprio l’Università ad impegnarsi finanziariamente con 288 mila euro per spostare il Fosso Bardet per consentire la realizzazione del nuovo Polo didattico. La stessa “biblioteca multimediale” che avrebbe ricevuto il divieto dal Provveditorato, era stata già sottoposta ai controlli geotecnici e dichiarata sicura. Ora, improvvisamente non lo è più.
Sorge un dubbio: dopo tutta la vicenda, dopo le ambiguità del parere del Provveditorato, dopo l’esperienza di Pescaraporto, perché continuare su questa strada?
È davvero necessario costruire una “Università vista mare” per gli studenti?
Non si potrebbe riprendere il progetto dell’ampliamento in viale Pindaro così da non stravolgere l’assetto urbanistico ed economico della città?
Redazione Romboweb Giornale studentesco universitario
Claudio Tucci