Società di lobbying pro vita, anti-aborto e anti-LGBT, capi di stato dichiaratamente non democratici, sorgono spontanee alcune domande su chi siano e da dove vengano i relatori del tanto criticato WCF (World Congress of Families), che si terrà a Verona dal 29 al 31 Marzo.
Curiosità che nasce non tanto per far le pulci a chi non la pensa seguendo la “dittatura ideologica del politically correct”, come loro stessi affermano, ma piuttosto per cercare di comprendere, senza la presunzione di riuscirci, quali siano le ideologie politiche e sociali che accompagnano questi signori nelle scelte ed affermazioni che ogni giorno difendono così strenuamente.
Per far ciò, recuperata la lista dei relatori del congresso dal loro sito e fatta qualche ricerca, si è deciso di fare ciò che ci riesce meglio, una semplice raccolta dati, e questo è ciò che vien fuori su alcuni di loro:
Igor Dodon: presidente moldavo
Classe ’75, Igor Dodon è l’attuale presidente della Repubblica di Moldavia. Tra le sue migliori amicizie ritroviamo Aleksandr Lukašenko (primo Capo di Stato estero a visitare Dodon all’indomani del suo insediamento nel 2016), dittatore biellorusso, famoso, oltre che per l’incarcerazione di manifestanti pacifici, anche per la sua affermazione:”Meglio dittatore che gay”.
Ma, appurato che le persone si giudicano dalle loro azioni e non dalle loro amicizie, il Rapporto Amnesty International 2017/18 sulla Repubblica di Moldova, alla voce tortura e altri maltrattamenti riporta: “Sono continuate a pervenire denunce di tortura e altri maltrattamenti nei luoghi di detenzione e all’interno del sistema di giustizia penale.”
Mentre, alla voce che più ci interessa per questa disamina, diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, tansgender e intersessuate ritroviamo (in merito al pride di Maggio 2018): “Dopo che i manifestanti avevano percorso poche centinaia di metri, la polizia ha interrotto la marcia del Pride del 21 maggio, sostenendo di non poter garantire la loro sicurezza in caso di attacchi violenti da parte di contromanifestanti.
Il presidente ha pubblicamente criticato la comunità Lgbt, ha descritto la marcia del Pride come contraria ai “valori tradizionali” del paese e ha preso parte a una manifestazione parallela dal titolo “Festival della famiglia tradizionale”.
E casomai non fosse ancora chiaro l’orientamento di Dodon verso le tematiche LGBT, ad aiutarci arriva proprio una sua illuminante affermazione: “Non ho mai promesso di essere il presidente dei gay, avrebbero dovuto eleggere il loro presidente”.
Lorenzo Fontana: ministro per la famiglia e le disabilità nel Governo Conte
Vicesegretario federale della Lega Nord, Ministo per la famiglia e la disabilità, Lorenzo Fontana nasce nel 1980 a Verona, da sempre promotore delle politiche pro vita è uno strenuo lottatore per i valori della famiglia tradizionale.
Una delle sue più celebri affermazioni, nel corso della sua partecipazione alla Marcia per la vita del 19 maggio 2018 a Roma, è sull’aborto, che diviene nelle parole del nostro ministro “uno strano caso di “diritto umano” che prevede l’uccisione di un innocente” ritenendolo anche “la prima causa di femminicidio nel mondo”.In occasione del Festival per la Vita promosso dalla Provita Onlus ha affermato che “Da un lato l’indebolimento della famiglia, la lotta per i matrimoni gay e la teoria gender nelle scuole, dall’altro l’immigrazione di massa che subiamo insieme alla contestuale emigrazione dei nostri giovani all’estero, sono tutti fattori che mirano a cancellare la nostra comunità e le nostre tradizioni”.Sostiene, a differenza della maggior parte degli studiosi dell’ambito, che la “teoria del gender” esista realmente e che questa sia insegnata nelle scuole italiane. Inoltre, da buon filo-putinista, sostiene che il modello sociale identitario della Russia, così come evolutosi negli anni di governo di Vladimir Putin, rappresenti un solido riferimento anche per l’Italia.
Alexey Komov: uno dei collegamenti con la Russia di Putin
Amicizia di primissima data del Ministro degli Interni, già nel 2013 ospite del congresso federale della Lega Nord, ambasciatore russo all’ONU per il WCF, oggi presidente onorario dell’Associazione Culturale Lombardia Russia.
Un’ associazione culturale che, da un’inchiesta dell’Espresso, pare collegata allo scandalo dei finanziamenti russi alla Lega di Salvini.
Ultracattolico di estrema destra, affermava nel 2013: “che il 90% della popolazione russa è contro il peccato dell’omosessualità“, le sue posizioni in merito a diritti delle persone LGBT oggi non sono cambiate, e la Russia è con lui, come egli stesso afferma.
Per capire meglio il WCF cosa fa, ecco un report del gruppo Political Research Associates che afferma: “il WCF usa “questa retorica ‘pro-famiglia’ per “promuovere nuove leggi che giustificano la criminalizzazione delle persone Lgbti e dell’aborto, scatenando effettivamente in giro per il mondo una valanga di legislazioni anti aborto e anti-Lgbt, persecuzioni e violenze che alla fine danneggiano – e cercano di smantellare – tutte le ‘famiglie non tradizionali’.
Alessandro Meluzzi: criminologo, psichiatra, scrittore
Difensore della cattolicità, diacono greco-cattolico, è famoso per le sue molteplici apparizioni televisive in cui spesso ha assunto posizioni di difesa del punto di vista dei cattolici sulla famiglia e la società, dell’autorità morale della Chiesa, soprattutto contro aborto ed eutanasia.
Ha definito gli omosessuali “disabili della procreazione” e dichiarato che “è evidente che alla base dell’omosessualità c’è quasi sempre un problema psicologico”. Affermazione smentita E per non far mancare nulla ricordiamo un’altra sua affermazione sulla pedofilia, che a suo tempo fece tanto scalpore, dove dichiara che ci sarebbero casi in cui la volontà del pedofilo non sarebbe controllabile.
Sostiene l’esistenza del piano Kalergi e che Papa Francesco ne sia complice: “Un Papa che sta riducendo la dottrina cattolica all’ idea che tutta l’Africa possa entrare in Europa come se questo dovesse riequilibrare le colpe del colonialismo occidentale”
Tra “ultracattolici” e “filoputinisti”, la democrazia in chiave leghista
Tralasciando per un momento la scomoda, per la Lega, questione dei rapporti tra il partito di maggioranza al governo e la Russia di Putin, è da notare come il congresso del WCF sia patrocinato dalla provincia di Verona, dalla regione Veneto, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero della Famiglia.
Un appoggio istituzionale fuori luogo per un evento che, da più voci del panorama dei diritti civili, è promulgato da un’associazione definita “hate group”. Appoggio che ovviamente sarà ribadito anche dalla presenza di esponenti dell’attuale politica come Giorgia Meloni, il senatore leghista Pillon, o il Ministro Salvini in persona, altro attesissimo dai fautori dell’evento.
Ci saranno tutti quelli che contano in quella che sta diventando una vera e propria guerra, combattuta a suon di morale ultracattolica e facili slogan come “LA FAMIGLIA NON SI TOCCA” o “GIU’ LE MANI DA MAMMA E PAPA'”, ancora erroneamente convinti che estendere diritti a tutti, significhi privare di quei diritti qualcun altro.
Nicola Salvia – Romboweb Giornale studentesco universitario