Allarme dalla Sanità anche in Abruzzo: tra le 41 scuole di specializzazione non a norma c’è anche l’Università di Chieti

 

Anche la d’Annunzio finisce nel mirino della recente inchiesta condotta dalle giornaliste Milena Gabanelli e Simona Ravizza per il Il Corriere Della Sera e che ha lanciato l’allarme nella Sanità41 Scuole di Specializzazione in Medicina risultano non a norma  in quanto molti dei 42 atenei accreditati non rispettano i requisiti necessari per garantire una regolare formazione.

Il caso alla d’Annunzio: Scuola di Anestesia risulta non a normativa di legge

La Scuola di Anestesia della d’Annunzio non possiede i requisiti necessari per ricevere l’accreditamento ministeriale. Mancano una convenzione con il 118 e l’elisoccorso per garantire agli studenti specializzandi una formazione idonea al percorso scelto. Eppure l’accreditamento arriva ed insieme ad esso tutto il prestigio e tutti gli introiti destinati ai docenti con cattedra.

Ecco la situazione attuale e come funziona la rete Università – ospedale

Se sapessi che i medici di turno durante la formazione si sono occupati di tutt’altro, ti fideresti ad andare al Pronto Soccorso per un’emergenza ?
Ostetrici senza sale parto, Medicina interna, Ortopedia e traumatologia, Pediatria in ospedali in cui non è presente il pronto soccorso, insomma specializzandi con una formazione ben lontana dalla scelta accademica fatta nonostante la legge in merito sia chiara:  il PS deve essere presente sia nella sede principale che nelle altre strutture della rete. Medici formati in ospedali sprovvisti di Pronto Soccorso: questo è il caso che ha coinvolto svariati atenei come l’Università “Luigi Vanvitelli” la Federico II di Napoli, ma non solo; l’assenza del PS colpisce le Scuole di specializzazione del “Campus Bio-Medico” di Roma e dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro.
Per capire al meglio la situazione attuale nella Sanità italiana e il collegamento con la rete Università – ospedali è necessario considerare i dati emersi dall’inchiesta.
Le Scuole di Specializzazione in Medicina sono 1123 collegate ai 42 atenei del territorio nazionale che ricevono l’accreditamento dal Miur e dal Ministero della Sanità. Le università accreditate devono prima di tutto garantire la vicinanza all’ospedale in cui gli specializzandi fanno tirocinio in base al percorso scelto.

Le Università che fanno politica e la politica che entra nelle Università

Ci sono almeno 41 Scuole “fuorilegge” a cui vengono assegnati annualmente 383 giovani neolaureati. Ricevere l’accreditamento a Scuola di Specializzazione significa posizioni di prestigio ai professori titolari di cattedra, mentre per gli ospedali annessi vuol dire ricevere forza lavoro a costo zero (gli specializzandi li paga lo Stato con contratti di formazione). Ed è qui che si evince la complicità tra la politica e le Università.
Un sistema, questo, andato avanti per anni e venuto alla luce solo nel 2017 con i Ministri Fedeli (Istruzione) e Lorenzin (Salute). L’anno scorso infatti molte sono state le modifiche per migliore il sistema d’accreditamento: sono stati stabiliti i requisiti minimi e parametri rigorosi per accertare la qualità della formazione nelle Scuole. Viene istituito, inoltre, un Osservatorio nazionale composto da 16 docenti universitari di prestigio (guidati  dall’endocrinologo di Padova Roberto Vettor) al fine di vigilare sulla trasparenza delle modalità di accreditamento. Il lavoro dell’Osservatorio ha portato all‘esclusione di 130 Scuole, il 10% del totale, che non possedevano i requisiti minimi.
Ma a quanto pare le irregolarità continuano in un sistema chiave come quello della Sanità. L’unica soluzione in grado di verificare i requisiti degli atenei è andare sul posto e questo dovrebbero farlo le Regioni competenti le quali si sono munite di un apposito Osservatorio.

Il “sapore dell’utopia”

Ogni anno vengono ammessi circa 7.ooo studenti neolaureati in Medicina tramite un “concorsone” nazionale a quiz al quale partecipano ben 16.000 candidati. Il numero degli ammessi non riesce a soddisfare la necessità di sostituire chi va in pensione. Si stima, infatti, che tra dieci anni mancheranno oltre settemila medici. Un dato preoccupante che però viene giustificato con la spesa a cui vanno incontro i ministeri per mantenere la formazione di ogni specializzando che costa allo Stato 1.700 euro. Quindi per allargare il bacino degli ammessi alle Scuole bisognerebbe aumentare copiosamente gli investimenti in questo settore. Una soluzione che ha il sapore dell’utopia quando si scopre che già quei pochi iscritti non sono messi nella reale condizione di ricevere una completa e buona formazione.

Romboweb Abruzzo- Giornale studentesco universitario

Claudio Tucci

 

 

 

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