Sciopero: parlano i rappresentanti degli studenti in Senato Accademico, Vittorio Spiga e Michele Cito. “Ora parliamo noi”.
Lo sciopero docenti, condotto e firmato dal “Movimento per la dignità della docenza universitaria”, che ha coperto e bloccato l’intera sessione autunnale di 79 atenei italiani, raggiunge anche le sedi del Politecnico e dell’Università barese in breve tempo. Alla fine del mese di agosto il numero totale dei docenti e ricercatori firmatari tra Politecnico e Università è di 164, ma quest’ultimo non rappresenta un numero reale in quanto molti sono i professori che hanno deciso di aderire allo sciopero in un secondo momento, anche chi inizialmente non aveva firmato il manifesto pubblico del movimento (si stimano 222 tra docenti e ricercatori).
Le motivazioni della protesta, ovvero lo sblocco di classi e gli scatti stipendiali, risulterebbero legittime a giustificare uno sciopero, ma appaiono lontane dal modo con cui si è scelto di manifestare (non garantire l’appello d’esame). Un modo, questo, che ha leso in maniera diretta ed esclusiva gli studenti, ai quali è stato chiesto di comprenderne e di accettarne passivamente le conseguenze. In merito a queste ultime, nelle sedi del Politecnico e dell’Università di Bari, sono intervenuti due studenti e rappresentanti in Senato Accademico, Vittorio Spiga e Michele Cito.
“Innanzitutto, una premessa. Non si discutono le motivazioni dell’iniziativa della protesta bensì le sue modalità che penalizzerebbero gli studenti, “strumentalizzandoli” per una mobilitazione più partecipata.” Parole forti quelle di Vittorio Spiga, il quale, pur legittimando le motivazioni, mostra dissenso nei confronti di modalità che non solo escludono lo studente dal dibattito sull’istruzione pubblica, lo rendono persino “strumento” della protesta. Lo stesso Spiga, sempre criticando le modalità, riprende: “perché, quindi, uno studente che paga regolarmente le tasse, deve essere privato dei suoi diritti? Occorre che tutti possano godere realmente del diritto allo studio, che vuol dire, anche, diritto a sostenere gli esami e soprattutto diritto a gestire la propria carriera universitaria.” Una dichiarazione schietta quella del rappresentante, il quale conclude descrivendo con tono ironico uno dei maggiori disagi verificatisi nelle sedi Uniba: “la vicenda, inoltre, ha del grottesco, se consideriamo che il 29 settembre, quindi all’interno del periodo secondo cui a causa dello sciopero non si possono fare esami di profitto, per tutti gli studenti dell’Università di Bari incombe la scadenza per il pagamento della seconda rata della tasse annuali.”
Meno dure, invece, sono state le parole del rappresentante Michele Cito che, in qualità di portavoce delle sedi del Politecnico barese, ha descritto la situazione delle attività didattiche durante lo svolgimento dello sciopero docenti. Scrive Cito: “Sono stati molti i professori che hanno aderito allo sciopero (…), tuttavia, la quasi totalità di loro ha fissato appelli nei giorni immediatamente successivi per far fronte ai disagi. (…) In conclusione possiamo affermare, nonostante l’iniziale caos tra gli studenti e gli stessi professori, che la situazione all’interno del Politecnico è stata ben gestita, favorita dall’impegno di tutte le associazioni studentesche e dal politecnico come istituzione.”
Una situazione, quella interna al Politecnico, tutto sommato stabile e gestita in modo efficiente sia dai docenti sia dalle associazioni studentesche che hanno agito al meglio per contenere il rischio di ulteriori disagi.
Il 31 ottobre è stato l’ultimo giorno del periodo di sciopero previsto dal manifesto del movimento; oggi, docenti e ricercatori sono ancora in fermento contro le prime bozze di legge di bilancio, mentre gli studenti continuano ad essere “la parte più lesa”, come commenta Michele Cito, e resa assente in un dibattito comune, in cui la lotta “per la dignità della docenza universitaria” deve coesistere con la battaglia per il diritto allo studio.
Romboweb Bari- Claudio Tucci