Sciacalli, politici che camminano sulle macerie. Le Pen a Salvini :”Continua a combattere”. A combattere contro chi?

Sciacalli
All’indomani della sconfitta del Front National, nonostante i 6,8 milioni di voti, la leader del partito euro-scettico, Marine Le Pen non abbandona il campo di battaglia, anzi, cerca di costruire una linea d’attacco per le presidenziali del 2017, alle quali convinta di vincere e ribaltare le sorti di un paese bipolare che sta vivendo una delle sue crisi più acute.
L’intelligente leader francese, seppur sicura di sé, nutre un latente timore verso i socialisti di Hollande e ha deciso di dar vita ad una lega di partiti nazionalisti europei tra cui spicca l’inglese UKIP (Partito per l’Indipendenza del Regno Unito) capeggiato da Nigel Farage e la Lega Nord che trova il suo punto di riferimento in Matteo Salvini, il “cucciolo” della Le Pen oramai da tempo.
In effetti questi partiti , con la loro ossessiva corsa alla ricerca di uno spicciolo patriottismo, sanno di poter generare una forte alternativa sfruttando i “buchi neri” della politica. 
Queste destre nazionaliste  si presentano come promotrici di una politica nuova, rivoluzionaria, volta alla protezione del cittadino. Politiche un po’ arcaiche che vengono riportate in auge attraverso una scelta comunicativa del tutto aggressiva, ai limiti della logica elementare che , ad esempio, ha portato Salvini a collezionare, in soli due mesi, ben 73 partecipazioni a programmi televisivi nei quali sa di poter avere un riscontro positivo e fare proseliti puntando su un pubblico preoccupato e credulone. Il ceto medio basso. Un amante dello schermo che sin dal 1993 si aggira tra le poltrone della Lega, arriva a Bruxelles come europarlamentare (assenteista) e che basa la sua politica su slogan razzisti e sul rifiuto dell’euro come moneta unica.
La comunicazione medio bassa e aggressiva di Salvini, il nazionalismo rigido di Marine Le Pen, il gretto indipendentismo di Farage mostrano al mondo intero che è ancora possibile creare un guazzabuglio politico.
Alla fine questi movimenti  non riusciranno a trovare un leader comune e nonostante tentino di unirsi sotto politiche retoriche unificate sono così radicalmente differenti da intrattenersi solo in rapporti partitici “informali”, senza nulla di fatto.
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