Romboweb intervista Matteo Fini, il dottore di ricerca al centro della bufera mediatica lanciata da “l’Espresso”. 

Espresso

Finito su tutti giornali per aver denunciato  il marcio del mondo accademico, Matteo Fini ci racconta che in realtà la notizia vera è stata messa in secondo piano.

Sono stupito, non racconto niente di strano, dico delle robe che veramente sanno tutti e che denunciano anche altri, io non volevo parlare di quello. Il mio contratto con l’università è scaduto nel 2009! Sono fuori dall’università e ovviamente faccio altro.
 

L’articolo che abbiamo letto su “l’Espresso”denuncia a tuo nome il sistema “truccato” dei nostri atenei. Tutto già risaputo o immaginato. Ma non potevi denunciare questo nel 2009 quando effettivamente la tua carriera universitaria era finita?

 
In realtà la notizia è stata messa in secondo piano. Mi ero rivolto a “l’Espresso” per dire un’altra cosa che poi è stata messa in secondo piano. La vera notizia è che sono stato “censurato” prima della pubblicazione del mio libro. Avere un editore oggi è difficile e CairoEditore, editore del mio primo libro (Non è un paese per bamboccioni), ha dovuto rispondere ad una diffida senza esserne coinvolto. Le accuse mi sono state rivolte a partire da alcuni estratti del mio testo pubblicati sul mio profilo Facebook. Praticamente ad un certo punto è venuto fuori che avrei dovuto parlare di università in una mia seconda pubblicazione e questi signori senza sapere nulla del mio libro mi inviano raffiche di diffide. Ovviamente il mio editore era un altro ma da quel momento ho congelato tutto. Le accuse mi sono state rivolte a partire da alcuni estratti del testo pubblicati sul mio profilo Facebook. Tutto qui, niente nomi, niente riferimenti, tutte robe molto generali. Boh, quanto basta per scatenare l’ira di qualcuno a quanto pare.
Per rispondere in maniera più precisa alla tua domanda: no, perché il mio è un intento letterario ovvero scrivere un libro su una tematica d’interesse, non denuncio per rabbia per rivendicare alcunché come qualcuno vuol far credere.
 

Chi ha pregiudicato la tua pubblicazione? Chi ti ha ostacolato? 

Alcuni ex colleghi dell’università
 

Questo dice tutto. Diciamo  per il momento che la notizia è duplice, 31 mila condivisioni non possono essere sottovalutate, racconti in maniera un po’ più dettagliata quello che avviene in università e la seconda notizia è che effettivamente Facebook ha permesso che il tuo libro venisse pregiudicato. 

Domanda scomoda… se tu fossi entrato nel sistema universitario  avresti denunciato ugualmente il marcio che c’è nell’ambiente accademico

 
Allora… ovviamente non sta nel credibile, ti dico la verità, quando tu inizi non sai come finiscono le cose, io con le mie forze non sarei andato da nessuna parte, fai del tuo meglio. Sapevo di non essere un grande ricercatore. Ho sempre parlato di queste cose, anche con i colleghi, gli stessi colleghi che mi hanno denunciato, ma fino a un certo punto cerchi di stare in riga.Come ho detto più volte io amo e amavo molto la didattica, la ricerca non mi ha mai entusiasmato anche perché ci sono finito un po’ per caso. Tornando alla tua domanda, di queste cose se n’è sempre parlato tra colleghi anche con gli stessi che ora mi mandano lettere firmate da avvocati… certo non sapevo che ne avrei scritto un libro, ma di come la penso ce n’è già traccia in rete anche in altre mie attività precedenti.

Come sradicheresti questo sistema?

 
Per poter insegnare in università bisogna fare il ricercatore. Chi è interessato solo alla didattica deve per forza fare ricerca e chi è interessato alla ricerca prima o poi si ritroverà ad insegnare. Le due carriere si accavallano e io personalmente le separerei.
Si potrebbero eliminare anche i concorsi, sembra un paradosso ma non lo è, succede già in altri paesi europei, è lo stesso docente a scegliere i componenti della propria squadra, solo che se al termine della ricerca non ci sono stati risultati effettivi il ministero non mette a disposizione i fondi, per questo il sistema si incentiva da solo e il docente dovrà scegliere necessariamente gente valida. Voglio dire, quante volte uno è bravissimo a studiare o ha una grande competenza in qualcosa ma non è in grado di spiegartela, figurati insegnartela! Ma prova a pensare anche fuori dalla metafora educativa, sdrammatizzando un po’, anche i grandi calciatori spesso non sono grandi allenatori.
 

Mi son sempre posto una domanda. Il percorso per diventare docente universitario, oltre ad essere inevitabilmente macchiato da tutte queste scorrettezze, è estremamente lungo e impegnativo, secondo te… quando finalmente si diventa docente universitario, quanto si è demotivati? C’è il rischio di essere già stanchi?

 
Bella domanda! Beh dipende da tanti fattori ma a questo punto il dubbio c’è. Dipende se hai interesse  per la ricerca o per la didattica, ma raramente si hanno entrambi.
 

E questo influirebbe sulla qualità dell’insegnamento. Un’osservazione: parliamo tanto di Europa e oltre ad avere diverse disposizioni normative che regolano questi sistemi abbiamo anche un diverso carattere nell’approcciarci alle regole, un’etica comportamentale molto diversa, parlo del senso della vergogna. Due esempi, Annette Schavan, ex ministro tedesco, si dimette perché alcuni stralci della tesi risultavano essere copiati; Jacqui Smith, ministro britannico, addebita per sbaglio 67 sterline ai contribuenti per noleggio di videocassette pornografiche e immediatamente si dimette sparendo dalla scena politica. Qui invece chi ha meno vergogna sembra andare avanti e far carriera, tu come la pensi?

 
Cacchio che domanda, è una brillante osservazione! Io posso dirti quello che ho visto io ed è esattamente come l’hai inquadrata tu. Paradossalmente in Italia si vergogna chi merita e chi fa le cose osservando le regole. E’ sicuramente più frustante per loro sottostare a questo sistema e non per chi fa il furbo. 
 

Ora di cosa ti occupi?

Continuo a occuparmi di didattica, formazione e, pensa un po’, ricerca, però nel privato e nel mondo delle aziende. Poi sono uno che ha sempre fatto tante cose per cui ogni tanto scrivo quando me lo permettono! ahahaha Non solo di questi temi, ma anche, ti sembrerà assurdo, Rap italiano. Ho una rubrica seguita (amata e anche criticata) su hano.it il portale numero 1 in Italia dedicato alla cultura Hip Hop.
 

Ti auguro buona fortuna e tutta la redazione ti ringrazia per l’intervista.

Sinceramente non mi aspettavo di essere intervistato per un giornale universitario (la cosa sembra paradossale però in realtà mi han scritto davvero  tante persone che ci sono dentro e che nonostante conoscano la situazione che racconto e magari siano stati più fortunati mi danno il loro appoggio), la cosa mi è sembrata molto interessante e ho detto subito sì. In effetti è stato divertente. Grazie mille a voi. Alla prossima!
Guarda il VIDEO
Jacopo Bassetta
Si ringrazia Matteo Fini per l’intervista
Un pensiero su “Il mondo accademico è marcio! La verità la racconto a Romboweb”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.