Flessioni ai minimi storici nel cambio euro-dollaro. Quantitative easing e il controllo dei prezzi.
Giù, sempre più giù scivola la moneta unica, simbolo vacillante di un’Europa in piena crisi economico sociale. Una situazione alla quale, in particolare noi giovani, non possiamo più voltare la spalle. Avrebbe bisogno di un lifting, l’euro che inizia ad essere svalutato dal mercato in confronto all’affascinante dollaro, quel signore americano sempre sulla cresta dell’onda.
È il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ad affermare la difficoltà nel rendere stabili i prezzi soprattutto in seguito al calo dei consumi e del costo delle materie prime. Questa flessione pone le basi per una speranza di crescita dovuta al Quantitative Easing, ovvero l’acquisto da parte della banca centrale di una quantità di denaro, azioni o titoli che dovrebbero permettere alle casse dello stato (e ai nostri portafogli) una ventata d’aria fresca.
La banca centrale intende ancora salvare i suoi fratelli minori partendo dalla Grecia che da qualche anno contribuisce al calo della moneta europea vivendo una crisi interna senza precedenti. L’indomabile crisi greca ha inoltre costretto le altre economie fragili, Italia e Spagna in primis, a correre ai ripari per evitare il contagio. C’è chi, convinto della teoria Marshall-Lerner secondo cui la svalutazione della moneta favorisca i paesi esportatori, crede che l’Italia non possa soffrire delle contrazioni negative della moneta unica. In realtà una svalutazione provoca un aumento delle esportazioni solo nel medio-lungo periodo mentre nel breve provoca un peggioramento della bilancia commerciale e del tenore di vita della famiglie. Non si può di certo affermare che l’Italia sia il paese esportatore per eccellenza, molte materie prime essenziali vengono infatti importante per essere trasformate.
Riuscirà l’Euro a frenare la sua “trionfale” discesa? Ma soprattutto questo mostro a tre teste chiamato dollaro riuscirà ad essere tenuto a bada?