Trascinati dalla consacrazione di Hybris e l’annesso tour, i Fast Animals and Slow Kids ribadiscono con Alaska il loro sound.
Soffocate le sfumature dello sperimentalismo che ha contraddistinto il gruppo in Cavalli e Hybris, Alaska è la potente riaffermazione delle ballate esistenziali graffianti e pompate con cui urlare un sentimentalismo ancor più esasperato e più vissuto : la dinamica che spazza dal forte al basso e l’alternarsi di tempi medi e veloci rendono evidentemente il marchio di fabbrica del gruppo perugino. Il viaggio ci conduce ancora più nel profondo attraverso i testi che trasudano uno spirito tormentato e addolorato elevati ad emblema di un nichilismo che si fa via via completo.
Così, tra il lasciarsi trasportare dall’impeto di “Coperta” e la roboante “Come Reagire al Presente”, si capitola in un manifestarsi di ripetitività, il soliloquio dell’odio che odia se stesso. La materializzazione emo-core del male di vivere che si fa espressione di una mera concezione di esser vinti nella malinconica “ Il Vincente “ e si sconfigge con la consapevolezza che nelle batoste esistenziali non si pregusta il senso di rivincita.
con questo ultimo lavoro, i FASK possono annoverare il migliore dei loro album, come se, dopo un lungo e straziante inverno in quella che ormai non è più la sconosciuta Alaska, le luci della nuova alba fossero la voglia di smuoversi da un certo concept artistico per raggiungere finalmente l’espressione senza oblio, la maturità artistica.