#3-Barrio-del-Born

Colori e sensazioni, Barcellona è tutto questo.

Barcellona è gli alberi profumati di Rambla de Catalunya, il glicine gigante all’ingresso del Labirinto d’Horta, le aiuole colorate del Montjuïc. È l’anziano carico di buste della spesa che ha voluto aiutarmi per forza a trascinare in albergo due valigie enormi con mezza vita dentro, il giorno in cui sono arrivata.

Barcellona è bere birra e mezcal con un messicano in un bar messicano pieno di messicani, vedere un film in inglese sottotitolato in spagnolo sprofondata in una poltrona scomodissima di velluto rosso al Cine Verdi. Barcellona è il patriottismo, a volte invidiabile e a volte fastidioso, delle bandiere stellate rosse e gialle appese quasi ad ogni balcone, degli anziani catalani che ballano la sardana in Plaza de la Catedral con le loro scarpette di cotone bianco e dei castellers che si arrampicano uno sull’altro, che sembra vogliano raggiungere il cielo.

Barcellona è le sue case occupate piene di combattività e determinazione, è le sue droghe a portata di mano, che la trasformano in un parco dei divertimenti velocissimo e colorato. È un concerto clandestino di Manu Chao, è un ragazzo che dentro la metropolitana suona un pezzo di Einaudi al pianoforte, è un’orchestra di musica balcanica con membri provenienti da angoli diversi del mondo, è un concerto in un garage, a gambe incrociate sul parquet a due passi dai piedi nudi dei musicisti.

#2-Casa-Ocupa---rambla-del-

Barcellona è vedere un tramonto dai vecchi bunker antiaerei del Carmel, mangiando noccioline e bevendo Xibeca, è sdraiarsi al sole del Parc de la Ciutadella, attorno a te un caos allegro di giocolieri, acrobati e rumorosi  suonatori  di bonghi. Barcellona è mangiare una meringa gigante guardando gli skaters davanti al MACBA che saltano e corrono sulle quattro ruote. È bere birra seduti a terra in una piazzetta di Gracia, osservare dall’alto di un terrazzo in Torrent de l’Olla le sue stradine perpendicolari e annusare nell’aria l’odore di cibo ad ogni angolo, in ogni ora del giorno e della notte. È mangiare patatas bravas quasi ogni giorno.

Barcellona è i pranzi sociali in piazza, tavolate lunghissime e chiassose. È lasciarsi incantare dai movimenti di una ballerina di flamenco, che balla accompagnata da due chitarre che ti smuovono le viscere e l’anima. È i tavoli dei mercatini delle pulci pieni zeppi di vestiti, gioielli, vecchia argenteria. È i negozi di libri usati, piccoli tesori per pochi euro.

#4-Festa-dei-Correfocs---ba

Barcellona è il silenzio di Plaza Felipe Neri, il gocciolio della fontana e i solchi lasciati dalle bombe sul muro del convento. È la luce colorata che filtra attraverso  le vetrate della chiesa di Santa Maria del Mar, riflettendosi sui mattoni spogli e rubandoti un respiro con la sua bellezza semplice. È il desiderio fortissimo di affondare il viso nell’arazzo gigante dell’ingresso della fondazione Joan Mirò, è fissare incantata i primi disegni a pastello di Picasso, è fermarsi sempre a guardare quelle due statue di ferro sul molo, due figure abbracciate che fissano il mare.

#5-Chiesa-di-Santa-Maria-de

Barcellona è i vicoli del Barrio Gótico con le saracinesche colorate di vernice spray, quelli più scoloriti del Raval col suo odore di cibi di mezzo mondo, è le lenzuola stese tra i balconi delle stradine strette della Barceloneta.

Barcellona è una storia d’amore, una di quelle di cui ricordi solo le cose belle, le cose vive, pulsanti e colorate. Una di quelle di cui non vedi l’ora di parlare, ma racconti solo le cose che emergono da sole, senza scavare troppo dentro, che le altre vuoi tenerle per te, non vanno dette ad alta voce. Barcellona è una storia d’amore iniziata e finita troppo in fretta. Barcellona è qualcuno con cui è difficile non essere felici.

Foto e articolo di Sara Torello

 

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