Tra incompetenza e poca lungimiranza, resta il disastro. Ecco le domande che un candidato alla regione non vorrebbe mai sentirsi chiedere da uno studente.

Manca ormai poco al 10 febbraio, giorno in cui verrà eletto il futuro presidente della Regione Abruzzo. Anche quest’anno nei programmi politici presentati mancano chiari riferimenti alle tematiche studentesche per una regione che ospita ben tre poli universitari: si parla di ambiente, addirittura di “Piano Marshall” per il lavoro, ma degli studenti non vi è mai traccia. Eppure le questioni aperte e mai risolte tra Università, Comune e Regione hanno da sempre dimostrato l’incapagità di affrontare tutte le problematiche annesse agli studenti.

Cari signori candidati alla presidenza della Regione Abruzzo, oggi sono gli studenti a porre delle domande.

L’anno scorso si è rischiata la tragedia. 2041 studenti universitari hanno rischiato di non ricevere la borsa di studio. Poi la questione si è risolta trovando i fondi necessari, ma il rischio è stato alto.
Come vi comportereste se non ci fosse la copertura totale delle borse di studio?

L’episodio dell’anno scorso ha rischiato di colpire anche l’odierno anno accademico. All’uscita delle graduatorie nell’a.a. 2017/2018,  2041 studenti universitari erano nel limbo non ricevendo la borsa di studio nonostante fossero risultati idonei. La mancanza di copertura totale stava per danneggiare anche il successivo anno accademico, mentre nei bilanci previsionali della Regione (2018-2020), alla voce  “istruzione e diritto allo studio”  la spesa era sempre pari a zero. Il rischio principale era che, se entro il 30 aprile scorso la Regione non avesse stanziato un finanziamento superiore al 40% del fondo statale, l’anno successivo non avrebbe ricevuto la quota premiale del FIS (fondo integrativo statale), con tragiche conseguenze sugli studenti.

L’Europa investe nello sviluppo italiano attraverso le regioni, utilizzando due fondi specifici. I dati della Commissione europea, però, sono preoccupanti. L’Abruzzo è tra le regioni che spende meno investimenti europei (spese pari allo 0%). Il rischio, qui, è quello di perdere milioni di euro dei fondi stanziati dall’UE se non si rispettano determinati target di spesa.
Come intendete gestire i finanziamenti stanziati dall’UE?

Leggendo i dati pubblicati dalla Commissione europea sul suo portale web, l‘Abruzzo risulta tra le regioni che spende di meno per il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e per quello sociale (FSE). La Regione si pone su una linea di continuità rispetto al territorio nazionale: lItalia risulta ancora ferma ad un tasso di spesa fra il 5 e il 7% (contro una media UE del 9,7 e del 12%).
Le nuove regole in vigore, nell’ambito del quadro finanziario 2014-2020, obbligano le autorità nazionali a rispettare determinati target di spesa. In sostanza, se entro la fine dell’anno le autorità nazionali non rendiconteranno un budget di investimento che rispetti le soglie minime, scatterà il disimpegno automatico e la Regione perderà i fondi non spesi.

Con i fondi Masterplan si potrebbero finanziare molti progetti rimasti da anni solo su carta in tutta la Regione: Chieti ne è l’esempio. La Biblioteca De Meis e la caserma Bucciante sono i progetti su cui la comunità cittadina si è esposta con il comitato e il dialogo con gli studenti. Ma a quanto pare i fondi Masterplan rischiano di rimanere a secco: con il decreto sul ponte Genova, il governo ha prelevato 200 milioni dai fondi Masterplan abruzzesi per mettere in sicurezza le infrastrutture.

Così facendo si lascerà il 40% di questi progetti solo su carta.
La domanda qui è: come reagirete ai soldi detratti dal governo sui progetti del fondo Masterplan?

Sui fondi Masterplan il discorso è ben diverso e riguarda le ultime decisioni prese dall’attuale governo. Con i fondi Masterplan dovrebbero essere finanziati progetti come la biblioteca De Meis o come la Cittadella della Cultura nell’ex caserma Bucciante. Dovrebbero, perché la certezza derivante dai finanziamenti a pioggia emanati dal precedente governo ora non c’è più.
“L’effetto del Decreto Genova su molti progetti sarà devastante”, così ha esordito la Regione una volta appresa la notizia. In effetti come non si può essere d’accordo su queste parole. Grazie al Masterplan potevano essere ristrutturati centri storici, teatri, biblioteche. Ma il taglio di 200 milioni rispetto ai 530 iniziali, lascerà il 40% di questi progetti solo sulla carta. Ed è proprio il decreto approvato per il disastro di Genova a dirlo a chiare lettere: il governo ha deciso di far fronte alle spese per il crollo del ponte e per la messa in sicurezza dei viadotti stradali anticipando i soldi, circa 200 milioni, dal “Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2025” ovvero i fondi Masterplan.

Una linea regionale è essenziale per disinnescare l’immobilismo teatino. Chieti ospita migliaia di studenti e le infrastrutture restano ferme. Come recupererete tutto quello che Chieti ha perso e continua a perdere?

È ormai sotto gli occhi di tutti. Chieti si allontana sempre più dall’idea di un cambiamento: la città è colma di “lavori in corso” e i progetti per il rilancio del centro storico sono fermi ormai da anni.
Da un altro punto di vista è inutile nascondere che il centro storico soffra il decentramento della comunità studentesca nello scalo a causa della posizione del campus, come è inutile ignorare il fatto che tanti progetti, come la casa dello studente, la Cittadella della Cultura o la riapertura di biblioteche, siano stati lasciati incompiuti, aumentando di conseguenza la spesa di ultimazione. Per non parlare poi della mole di studenti delle superiori persa a causa delle carenze strutturali della maggior parte delle scuole del centro storico. Il Liceo artistico ha da poco aperto le aule della loro scuola nella sede del CIAPI dopo i crolli avvenuti nella vecchia struttura del centro, portando allo scalo oltre 250 studenti.

Claudio Tucci

Romboweb giornale studentesco universitario 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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