Secondo uno studio redatto da Enea e Cnr, Pescara è tra le città ad alto rischio inondazione: tra 80 anni sommersa dall’acqua

Da Università “del mare” ad una “in mare” passano letteralmente 80 anni. Ad affermarlo è uno studio condotto dagli enti Enea e Cnr presentato durante il convegno di Legambiente a Roma sul riscaldamento globale. Evento che ha visto anche la relazione del docente di urbanistica della d’Annunzio, il prof Michele Manigrasso.
Lo studio descrive Pescara come una zona ad alto rischio inondazione: nel giro di 80 anni finirà sommersa dall’acqua se non si interviene.

Tra 80 anni potrebbe essere inghiottita dalle acque un’area grande come la Liguria: 5.451 km2 di coste da Nord a Sud della penisola. Sprofonderebbero sott’acqua strade, porti, paesini costieri. 

Secondo l’Enea nel 2100 saranno a rischio inondazione non solo Venezia e la sua laguna, ma anche la vasta area nord adriatica tra Trieste, Venezia e Ravenna, la foce del Pescara, del Sangro e del Tronto in Abruzzo, l’area di Lesina (Foggia) e di Taranto in Puglia. Questo perché il livello del mare che circonda l’Italia tra qualche decennio potrebbe innalzarsi di 1 metro circa per effetto del riscaldamento globale e di un altro metro in occasione di eventi atmosferici come onde e vento forte che si sommano al ciclo naturale delle maree.

Ecco, appunto, la foce del fiume Pescara. Proprio uno dei punti in cui il Comune sta valutando la maxi proposta del Rettore Caputi: l’Università nell’area Ex Cofa.
Stando allo studio quindi, sarebbe meglio non costruire pesantemente come fatto con Pescaraporto, limitare la “via del cemento” (oppure evitarla) magari ascoltando le proposte delle associazioni di categoria i quali credono che la vocazione dell’area debba andare verso un aspetto turistico. A meno che non si realizzi un campus-palafitta.

E poi è il turno del paradosso. Perché una visione chiara sul futuro, su quell’area e sugli “effetti di un consumo sconsiderato del suolo, dell’abusivismo, della mancanza di regole”, arriva proprio dalla d’Annunzio stessa, dal prof Manigrasso e dal suo libro “La città adattiva. Il grado zero dell’urban design” (ed. Quodlibet).

Ciò che ancora non si comprende è il perché non si prendano in considerazione questi pareri, redatti per di più da enti e docenti autorevoli dal punto di vista scientifico. L’allarme lanciato da ENEA non è una notizia di ieri, né di un mese fa. Quello che l’agenzia nazionale di ricerca sullo sviluppo sostenibile ha detto sulle coste italiane, cercando la considerazione della politica, è stato pubblicato agli inizi del 2019, nel mese di gennaio.

Ma non è un problema di oggi, sarà tra 80 anni. “Ne passerà di acqua sotto i ponti”.

Redazione Romboweb Giornale studentesco universitario
Claudio Tucci

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