“Si vedrà una caverna montana (…) largamente aperta verso un sentiere petroso. Si discopriranno per l’ampia bocca i pascoli verdi, i gioghi nevati, le nuvole erranti.”

La figlia di Iorio, Atto II, G. d’Annunzio

Un occhio di cavallo a darle il nome e una tragedia pastorale ad adornarla di fama: la Grotta del Cavallone ha le carte in regola per essere definita come un varco tra realtà e magia. Con giochi di forme a stimolare l’immaginazione, anche il poeta d’Annunzio e il pittore Michetti ne avevano intuito le potenzialità.

Situata all’interno del Parco Nazionale della Maiella, nel territorio dei comuni di Lama dei Peligni e Taranta Peligna (CH), un viaggio di 20 minuti in funivia è la prima cosa da mettere in conto per raggiungere un luogo che, per la sua altitudine (1388 m s.l.m.), abbraccia facilmente tutta la valle di Taranta e il cielo che vi sosta sopra.

Lunga più di due chilometri e divisa in una galleria principale e due diramazioni secondarie, la Grotta decide che, per poter dire finalmente di aver visitato il luogo dove Mila e il pastore Aligi rifugiarono dalla cattiveria del mondo, si debba prima affrontare un percorso impegnativo, purtroppo quindi non indicato per chi soffre di condizioni fisiche non ottimali.

Soprattutto per questioni climatiche, la Grotta del Cavallone rimane aperta solo per il periodo estivo, da giugno a settembre, offrendo visite guidate della durata di circa un’ora. Si noti che la sua temperatura costante di circa 10 gradi e l’umidità percepita del 96% impongono di munirsi di scarpe chiuse, di giacca impermeabile e di molta acqua.

Come nelle migliori saghe fantasy, la visita di questo mondo magico non può non iniziare con una zona denominata “Galleria della Devastazione”, dove le serpentine forme delle rocce rendono bene l’idea e l’azione del caos del tempo. Proseguendo per la strada principale si giunge nella “Sala di Aligi”, così chiamata in onore della già citata opera teatrale, dove una vera e propria cascata di pietra testimonia il lavoro lento, silenzioso e metodico dell’acqua, vera artista creatrice della nuova dimensione sotterranea.

Proseguendo, si raggiungono le “Sentinelle”, formazioni di stalattiti e stalagmiti che definiscono il completo inoltrarsi nelle profondità di questo immenso giardino immobile dal gusto dantesco… è davvero un caso che una tappa del percorso sia stata chiamata proprio “Bolgia dantesca”?

Questi solo alcuni dei nomi dati alle particolari e giocose formazioni che si possono incontrare via via lungo il percorso (“Sala degli elefanti”, “Foresta incantata”…), anche quando alla fine si dovrà tornare indietro verso una luce precedentemente messa da parte per far spazio alla spettrale e sublime atmosfera data dalle torce alla base dei muri di roccia fantasticamente irregolare.

Possiamo intuire, attraverso le scenografie della tragedia dannunziana e i dipinti del pittore pescarese, quale forma potrebbe assumere “un altro mondo ancora”, se davvero esistesse, e i suoi dintorni. Avremmo così però solo un assaggio della bellezza che, per essere goduta a pieno, si consiglia sempre di sperimentare di persona, come fattore disvelante delle infinite meraviglie che caratterizzano il mondo naturale.

Per ulteriori informazioni circa orari, contatti e consigli per la visita rinvio al sito ufficiale della Grotta del Cavallone (http://www.grottedelcavallone.it/ ).

Giorgia Candeloro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.