Giuseppe Valditara, sovranista e relatore della riforma Gelmini. Il governo del “cambiamento” mette in campo i vecchi nemici del diritto allo studio

Se questo è un ricatto generazionale. Il neo Ministro dell’Istruzione Bussetti è alle prese solo ed esclusivamente con la linea di pensiero del suo partito di provenienza. Forse non ha ben chiaro il ruolo che attualmente ricopre o forse non si è accorto che la campagna elettorale è finita da mesi. Ma questa è la linea della Lega, fatta di propaganda, condoni, decreti e terrificanti ritorni al passato.

Lo stesso ritorno al passato avvenuto qualche giorno fa con la notizia della nomina di Giuseppe Valditara come Capo del Dipartimento Università del Miur. Ma questo è il cambiamento, cambiare la ruota bucata e usurata rattoppando la stessa.

Chi è Giuseppe Valditara, professore che ha cercato di dare un pensiero alla politica di Matteo Salvini

Giuseppe Valditara è professore ordinario di Diritto privato romano nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Torino e insegna Diritto Pubblico Romano anche nella Università Europea di Roma.
Ma per chi non ricorda, il prof. Valditara, già senatore di Alleanza Nazionale per tre legislature, è stato relatore della Legge Gelmini (240/2010), la stessa legge che ha messo in ginocchio le Università italiane con tagli da un miliardo nei Fondi degli atenei, riduzione dei docenti e precarietà di molti ricercatori. Per chi invece ricorda le numerose manifestazioni studentesche alle quali tanti docenti e ricercatori si allinearono, conoscerà la persona in questione.

Libri come “L’impero romano distrutto dai migranti”, “Sovranismo, una speranza per la democrazia” guarda caso con la postfazione di Marcello Foa (futuro Presidente Rai in attesa di conferma), sono l’espressione di quell’ideologia che oggi trova molto consenso in Italia ed in gran parte d’Europa: Sovranismo anti-globalista ed anti-europeista. Ma descrivere cosa oggi rappresenti il Sovranismo e quali rischi sociali siano legati a tale fenomeno è cosa nota, con problemi umanitari, episodi di razzismo ed un revisionismo storico in chiave nazionalista. Ma dal punto di vista pratico il rischio politico può diventare la causa principale dei problemi sociali elencati prima.

Il rischio più grande di un Ministero dell’Istruzione leghista e sovranista è il regionalismo scolastico

Fonte: INVALSI (2017), Rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2016-17
Legenda: verde = media Italia; blu = regioni del Centro-Nord; rosso = regioni del Sud e Isole

Condividendo la tesi del Ilsole24ore , il pericolo più grande di un Ministero dell’Istruzione ipotecato dai leghisti e da personaggi come Giuseppe Valditara è il regionalismo scolastico.

L’obiettivo è semplice: trasferire sempre più competenze, in ambito di istruzione, dallo Stato alle Regioni. Con questo, ovviamente, non va dimenticato che si sta parlando della Lega, un partito che basa il suo consenso nelle regioni settentrionali della penisola e che spingerà Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna verso una maggiore autonomia soprattutto dopo i referendum dello scorso ottobre. Maggiori competenze vuol dire, ad esempio, maggiore autonomia nell’assunzione e nella nomina dei docenti. Ma questa non è l’unica conseguenza del regionalismo scolastico: i gap nei livelli di apprendimento tra Regioni, già in condizioni intollerabili, potrebbero aumentare ulteriormente ed in maniera considerevole. Ancora una volta, però, non si seguono i dati ma soprattutto i contesti in cui queste scelte politiche sono in atto: come nel caso del prestito studentesco nonostante l’esperienza americana, così il regionalismo scolastico nonostante l’esempio tedesco. In Germania, infatti, è da molto tempo che si denuncia come il sistema federale tedesco sia tra le cause delle crescenti disuguaglianze sociali; questo dovrebbe fungere da monito per un governo che ha, tra le tante, istituito un Ministero dedicato esclusivamente alle regioni meridionali, la parte che più soffre queste discrepanze sociali. La Lega, insomma, ipotecandosi il Ministero dell’Istruzione mira alla formulazione di uno Stato centrale sempre più debole conferendo maggiore autonomia alle Regioni e ai relativi assessorati regionali, andando in direzione opposta rispetto alla riforma del Titolo V (bocciata dal referendum del 2016). Il partito di Matteo Salvini potrà così ritornare su quelle pretese secessioniste del suo predecessore Umberto Bossi.

Claudio Tucci

Romboweb – Giornale studentesco universitario 

 

Un pensiero su “Giuseppe Valditara a capo dell’Università. Il ricatto generazionale di Salvini”

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