“Il Piccolo Principe” ci invoglia a viaggiare e ad allargare i nostri orizzonti

De Il Piccolo Principe, opera più famosa di Antoine de Saint-Exupéry, se n’è parlato in ogni modo. Ogni dettaglio, dall‘importanza data alle piccole cose ai dialoghi, semplici ma non semplicistici, tra il principe, la volpe e il narratore coprotagonista, ma Il Piccolo Principe rappresenta un microcosmo dove ogni essere vivente ha una sua storia da raccontare, che esso sia umano, animale o vegetale; e in questo universo, anche una rosa può dare un insegnamento.
La pianta nasce nel piccolo pianeta originario del giovane protagonista, fiorendo dopo giorni di preparazione, lasciandosi ammirare piano piano, sbocciando con pazienza e teatralità sotto gli occhi ammaliati del principe. Quest’ultimo inizia a prendersene cura con amore dedicandole attenzioni quotidiane e suscitando nella rosa un sentimento diametralmente opposto a quello sperato.
La piccola pianta diventa presto un esserino viziato che vede le premure del principe come qualcosa di non necessario, senza dare valore al sentimento che il giovane prova per lei, costringendolo così ad abbandonare, esasperato, il suo pianeta originario.
Non dev’essere stato certo un dettaglio casuale che la partenza sia giunta dopo la richiesta di una campana di vetro come paravento. L’oggetto ha nel racconto una duplice valenza: per il principe è una protezione del fiore nei confronti del vento, per la rosa è un modo per isolarsi dal mondo e ribadire la sua superiorità nei confronti di tutto ciò che la circonda.
Quando ci “chiudiamo in una campana di vetro” siamo sordi al cuore dei nostri interlocutori, ciechi alle loro richieste d’aiuto, muti quando si aspettano le nostre parole di conforto. Chiudendoci ci isoliamo, e isolandoci diventiamo insensibili ai cambiamenti che avvengono nel mondo in cui viviamo. Il dolore diventa routine, e le guerre e gli atti di violenza non attecchiscono nel nostro cuore fin quando non coinvolgono i nostri cari o i beni che teniamo cari.
La reazione che l’autore pone all’isolamento è il viaggio: il protagonista prenderà il suo piccolo aereo e affronterà un lungo viaggio verso altri mondi. L’allontanamento modificherà i rapporti tra rosa e principe: il fiore capirà di essere stato troppo orgoglioso, che la sua bellezza e il suo profumo assumono un valore maggiore se condivisi con gli altri; il giovane protagonista vedrà nelle richieste del fiore non più ordini, bensì il modo che ha per richiedere le sue attenzioni senza mostrare fragilità.
Il viaggio e la conoscenza, per chi non ha a disposizione un piccolo aereo, sono possibili grazie alla cultura. Leggere, informarsi, condividere le proprie esperienze con chi ci circonda sono il modo con cui possiamo rompere la campana di vetro che soffoca la nostra mente e lasciarci cullare dai venti di speranza e solidarietà.

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