I simboli della rivolta: Mahsa Amini e Hadis Najafi

Mahsa Amini è stata giustiziata dal governo iraniano. La colpa è quella di non aver indossato bene l’hijab. In tutta la nazione vi è un’ondata di protesta. Le studentesse si tagliano i capelli, qualcuna canta “bella ciao” sul web. Hadis Najafi muore e diventa l’ennesimo simbolo delle ribellioni. 50 milioni di ragazze scendono nelle piazze e vengono picchiate. Il 21 settembre 2022 la “Iran Human Rights” ha ufficializzato 57 morti.

Nel Medio Oriente le donne non sono ugualmente discriminate in tutti i popoli. Se si parla dei loro privilegi, occorre precisare a quale paese si fa riferimento. Britta Frede, docente esperta di studi islamici presso la Freie Universität di Berlino, in un suo famoso articolo pubblicato sulla rivista Oasis, evidenzia il contributo di importanti studiose nella tradizione islamica. La sua analisi punta a relativizzare il luogo comune della emancipazione conquistata durante la modernità e mette in evidenza che la categoria del “genere” non sia sufficiente a spiegare il grado di inclusione o di esclusione dalla vita sociale.

Nelle nazioni come l’Arabia Saudita, le mogli hanno ottenuto qualche privilegio. In quelli più tradizionalisti, per esempio l’Egitto, c’è la reintroduzione a pieno titolo della sharīa, dove le norme delle sacre scritture si applicano rigorosamente.

Vivere da musulmana significa interpretare la propria esistenza alla luce della fede con la speranza di un premio ultraterreno. Alcune scelgono di mettere il velo per adempiere al comandamento sulla modestia: è una scelta che viene fatta dopo la pubertà con lo scopo di riflettere la devozione personale. Altre invece lo concepiscono per esprimere la loro identità o lo percepiscono un’interpretazione culturale, sebbene i valori delineati nel Corano.

 

« Di’ ai credenti di abbassare il loro sguardo e di essere casti. Ciò è più puro per loro. Allah ben conosce quello che fanno.[…] “E di’ alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste…”

[Al-Qur’an XXIV: XXX – Surah An-Nur versetto N. 30-31] »

 

In merito anche i paesi europei prendono posizione: Josep Borell dichiara «L’Unione Europea e i suoi Stati membri esortano le autorità iraniane ad attenersi strettamente ai principi contenuti nel Patto internazionale sui Diritti Civili e Politici, del quale l’Iran è parte pertanto, ci aspettiamo che l’Iran fermi immediatamente la violenta stretta sulle proteste e assicuri l’accesso a internet, così come al libero flusso di informazioni». Indossare male l’ Hijab o scendere in piazza per manifestare senza portarlo indosso non può portare alla morte.

 

“La libertà non è star sopra un albero non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione.”. [La libertà – di Giorgio Gaber]

Un pensiero su “Proteste nell’Iran: ragazze uccise per un’hijab”
  1. Prima di tutto, come un iraniano, devo ringraziare
    Ma devo dire la prima frase non è tutta giusta, non è stata giustiziata, perché la giustizia ha la sua definizione e il processo, invece lei è stata colpita da polizia e poi è morta nel centro della polizia qualche ora dopo

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