Relativity

Sul web la spettacolarizzazione del reale rischia il punto di non ritorno: la perdita della realtà stessa.

Il processo di annichilimento del reale nella sua spettacolarizzazione trova nel mondo di internet la forma più compiuta: rifacendoci alla definizione di Guy Debord, che intendeva lo spettacolo come un “rapporto sociale tra persone, mediato dalle immagini”, possiamo cogliere con nitidezza come sia radicalmente mutato, nella società dello spettacolo, il modo in cui l’uomo contemporaneo si rapporta con la realtà.

Nella visione del pensatore francese infatti l’immagine non è altro che capitale ad un elevato grado di accumulazione, tale da farsi spettacolo: usando la più semplice terminologia di Erich Fromm potremmo aggiungere che l’immagine è propria della modalità dell’avere piuttosto che dell’essere.
Da tali premesse è chiaro come il “bombardamento” di immagini mediate sia in grado di far vivere l’utente in una sorta di sala degli specchi in cui il reale perde consistenza e specificità rispetto ai suoi numerosi simulacri, che spesso nascondono la semplice assenza di una realtà.
Non è un caso che internet sia l’habitat naturale delle teorie del complotto, dello svilimento di ogni competenza scientifica (fino al paradosso per cui un qualsiasi blogger indicizzato è considerato affidabile quanto un ricercatore) e di un’informazione sempre più sensazionalistica che suscita reazioni più vicine all’indignazione dei “due minuti d’odio” Orwelliani che ad un’autentica riflessione sull’attualità: la più pericolosa e distruttiva conseguenza, se non ci si oppone con un continuo e costruttivo esercizio critico agli eccessi di realtà virtuale, è la perdita di ogni cognizione di ciò che è reale.

Andre Del Rosario

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