Lauree, conoscenze e competenze, ecco le nuove sfide dell’università per restare al passo con i mutamenti del mercato del lavoro

Il mondo del lavoro è in continua trasformazione. Ci si chiede pertanto come stia cambiando non solo il mondo del lavoro bensì il mondo accademico e professionale per preparare il nuovo tessuto di competenze che i settori lavorativi richiederà. Sembra una tendenza malsana delle università pubbliche a restare ferme sul tema dell’innovazione mentre le università private tendono ad innovare maggiormente i propri corsi di studio forse perché più coscienziose delle previsioni del mercato e del lavoro.

Ma quali sono i settori che richiederanno maggiori unità lavorative nei prossimi anni? 

Settore della trasformazione digitale e dell’eco sostenibilità: Rappresenta il settore che richiederà maggiori ingressi, si stimano circa 250 mila unità per la trasformazione digitale delle aziende e per la filiera dell’eco sostenibilità. Richiederanno figure che sapranno innovare, gestire la comunicazioni, i dati, la gestione e la produzione.  

Settore  cosmetico, salute e benessere: questo settore richiederà medici, infermieri, biologi, chimici, cosmetologi, fisioterapisti, tecnici di laboratorio. Si stima che la richiesta nei prossimi anni arrivi a toccare le 340 mila unità.

Settore della cultura, educazione e marketing: rivolto a figure come docenti, formatori, gestori della comunicazione , il settore richiederà 190 mila unità nei prossimi 5 anni.

Settore della mobilità, logistica e trasporti: Richiederà figure di gestione e controllo della logistica e dei trasporti aerei, navali, ferroviari. La stima raggiunge 80 mila unità.

Settore dell’energia: tutto ciò che riguarda la produzione, gestione, commercializzazione, stoccaggio di energia e gas, la stima raggiunge 30 mila unità in 5 anni. 

Settori di sviluppo economico che, se non considerati dall’innovazione interna alle università con idonei corsi di studio, richiederanno competenze che non saranno purtroppo disponibili limitando così lo sviluppo degli stessi settori. Si spera che l’accesso non sia ad appannaggio solo delle università private, solitamente più ricettive delle università pubbliche. 

Jacopo Bassetta 

 

 

 

 

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