Perché la lingua inglese regnerà indisturbata nel mondo della musica

La musica è un elemento innato appartenente alla natura umana, basti pensare che non esistono persone stonate, ma semplicemente non sensibilizzate al suono delle note.

Per questo motivo, l’arte canora si accorda perfettamente alla parola: infatti le prime forme compositive nascono esclusivamente per voce.
Si noti come in ogni epoca prevalga una determinata lingua che affianchi il pentagramma, enfatizzandone valore ed emozione. E’ luogo comune essere convinti che tali trasformazioni non coinvolgano il mondo contemporaneo. In realtà non è così. In pochi sanno che l’italiano è stata la lingua prediletta dei più grandi compositori della storia, tanto che la lirica viene indicata con il termine ”Bel canto” in tutto il mondo.
Ci sono vari motivi che hanno consolidato la nostra lingua come principale forma d’espressione canora per secoli, prima di tutto l’influenza ecclesiasticaLe prime forme compositive nascono in ambienti clericali ed è stato grazie alla chiesa se antichi antifonari e spartiti sono sopravvissuti ai secoli.  In origine veniva utilizzato il latino, che tra tropi e sequenze, rendeva il gregoriano solenne ed adatto alla liturgia.  Ma è con l’esordio del melodramma, durante la fine del XVI sec. e la nascita del barocco, che si definisce la motivazione per la quale l’Italiano assume la sua importanza. Il tessuto musicale diventa più artefatto, complesso. Abbellimenti come trilli, acciaccature e gruppetti caratterizzano le partiture, rispecchiando il gusto fiorito tipico del ‘600. Era necessaria una lingua di declamazione altrettanto sonora, capace di esprimere contenuti lirici e raffinati, dalle movenze agili e snelle, che contenesse suoni morbidi ed aspri. Analizzando il testo di un qualsiasi componimento d’autore connazionale ci si rende conto che la molteplicità acustica dei foni non avrà pari, infatti le trame si presentavano complesse quanto la grammatica neolatina. Teatri e corti europee brulicavano di poeti e librettisti italiani, scorrendo una cronologia che ci porta da Apostolo Zeno ad Arrigo Boito. Per questo, importanti compositori come Mozart si accostavano al sillabare di Lorenzo da Ponte, sino a giungere al tramonto di grandi operisti come Mascagni e Leoncavallo che avevano operato favorendo il regime fascista. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, musica leggera e d’intrattenimento invadono le frequenze radio internazionali. Jazz, rock e  pop non prevedono la stessa complessità del repertorio classico, tanto che molti artisti strimpellano accordi senza aver mai letto una nota, solfeggiato uno spartito o studiato musica. Cambiano le tematiche, l’elemento teatrale viene meno e diminuisce la durata delle esibizioni. 
Immaginiamo i Beatles o i Rolling Stones in italiano, i Pink Floyd in francese e Sting cantare in tedesco. Non risuonerebbe strano? Il motto sarà ”simple but effective”, un repertorio semplice prevede una lingua semplice. Gli anni 60 daranno inizio alla British invasion, che consolidatasi, invade ancora oggi le nostre classificheFino a quando non si darà spazio ad un nuovo sistema dominante, ad una nuova lingua che sarà in grado di rivoluzionare accordi e melodie, così da trasformare ciò che è attuale in classico, creando culto e passione per l’arte di un tempo, il mondo anglosassone regnerà indisturbato nella musica.
 
 

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